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L’Unione europea e la grande opportunità della sigaretta elettronica

L’uso di sigarette elettroniche nel mondo è in continua crescita ma in Europa, invece, siamo ancora in netto ritardo.

(tratto dalla rivista bimestrale Sigmagazine #8 – maggio-giugno 2018)

L’uso di sigarette elettroniche nel mondo è in continua crescita ma in Europa, invece, siamo ancora in netto ritardo. Per questo, il 20 marzo scorso, ospite dell’eurodeputato Giovanni La Via, ho avuto l’onore di partecipare ad un importante incontro che si è tenuto al Parlamento europeo di Bruxelles per affrontare il tema dello svapo come passo in avanti per la salute pubblica europea. Al dibattito – organizzato in collaborazione con la Lega Italiana Anti Fumo – hanno partecipato, insieme a me, gli scienziati più illustri al mondo nel campo della ricerca applicata alle sigarette elettroniche. Tra loro: Karl Fagerström, autore dell’omonimo test utilizzato in tutto il mondo per valutare la dipendenza fisica dalla nicotina; Linda Bauld, tra i firmatari dell’ultimo report sulle sigarette elettroniche di Public Health England; Bernd Mayer, professore del Dipartimento di Farmacologia e Tossicologia all’Università di Graz in Austria e Frank Baeyens, professore all’Università di Lovanio in Belgio e autore di numerosi studi sulla dipendenza da nicotina. A coordinare i lavori l’eurodeputato siciliano e Agnieszka Kozakiewicz della Direzione generale salute della Commissione europea.
Ma perché avviene l’azione di restrizione sulle sigarette elettroniche? – ha chiesto e spiegato la stessa Kozakiewicz – Perché gli Stati membri dell’Unione europea in questi anni, in seguito al boom di vendite che si è verificato, hanno regolamentato le sigarette elettroniche tutti in modo diverso (chi come prodotti farmaceutici, alcuni come prodotti di consumo e altri come prodotti del tabacco), preoccupandosi poco delle informazioni per la salute pubblica ai cittadini. Procedendo su questa strada – ha aggiunto Kozakiewicz – si è reso oggi necessario, se non prioritario, stabilire standard validi e condivisi da tutti gli Stati membri”. Ciononostante, non è ammissibile la proposta dei regolatori europei di regolamentare le elettroniche come prodotti da tabacco. Le evidenze scientifiche che abbiamo presentato in Parlamento testimoniano esattamente che le ecig sono strumenti di riduzione del danno e come tali andrebbero disciplinate.
Il tabacco è la più grande causa di morte in Europa e le malattie fumo-correlate rappresentano un onere significativo per i sistemi di sanità pubblica. Ignorare la scienza, che ci dice che le elettroniche sono meno dannose delle convenzionali, è un grande errore”, ha detto l’onorevole Giovanni La Via. Come descritto da Bayens nel suo intervento, “sette milioni e mezzo di europei si sono liberati dal fumo grazie allo svapo ed è importante ricordare che nove milioni di europei hanno ridotto il fumo di sigarette convenzionali grazie al passaggio alle ecig”. La diffusione esponenziale che lo strumento ha avuto negli ultimi anni ha concentrato l’attenzione su tantissimi aspetti e sollevato spesso polemiche sterili e infondate. È il caso, ad esempio, della questione “effetto gateway” alla quale ha ben risposto la professoressa Linda Bauld: “Non ci sono studi che dimostrano che le sigarette elettroniche minacciano gli sforzi ottenuti per ridurre il fumo giovanile in Europa. Nel Regno Unito, ad esempio, dove l’uso di elettroniche è più diffuso, i tassi di fumo tra i giovani continuano a diminuire. È importante che i timori sul cosiddetto effetto gateway non sminuiscano il contributo che le elettroniche possono dare nell’aiutare i fumatori a smettere”.
Anche la questione della nicotina contenuta nelle elettroniche, come ha spiegato Mayer, “non è per niente rilevante perché la quantità contenuta nei dispositivi elettronici non è tale da causare danni”. Anche se la nicotina può provocare una accelerazione del battito cardiaco e un aumento della pressione, non è un fattore di rischio significativo per eventi cardiovascolari, si tratta di uno psicostimolante di largo consumo che non è cancerogeno e non provoca danni ai polmoni. “La prevalenza della dipendenza da fumo, ad esempio – ha detto Fagerström – è molto più alta nei Paesi in cui non si promuovono alternative valide al consumo di tabacco”. Diverse organizzazioni sanitarie internazionali, come il Royal College of Physicians, Public Health England e la US National Academy of Sciences, hanno già riconosciuto la sigaretta elettronica come alternativa meno dannosa della convenzionala e come strumento efficace per smettere di fumare.
L’Unione Europea si trova oggi davanti ad una importantissima opportunità: ridurre le morti da fumo grazie alla promozione di strumenti più sicuri. Le istituzioni devono imparare a promuovere una strategia di riduzione del danno che possa essere diretta ad ottenere solo il bene dei cittadini, grazie anche alla collaborazione della comunità scientifica internazionale che può assicurare un approccio basato sulle evidenze, su dati e studi certi. Sebbene si tratti di una questione di sanità pubblica molto importante, la discussione, che è stata assente dall’agenda europea, deve spostare l’attenzione da un principio politico di “solo astinenza” ad una strategia di riduzione del danno. Promuovere un ulteriore accesso allo svapo può ridurre il rischio e invertire i danni da fumo. E a dirlo di recente è stata anche l’American Academy di Allergologia, Asma e Immunologia (AAAA&I) che, per la prima volta in Florida, ha concentrato il suo annuale incontro sul tema delle sigarette elettroniche. L’istituzione di riferimento in America e nel mondo per le malattie allergologiche e immunologiche mi ha nominato coordinatore dell’evento annuale e ha incentrato il dibattito sull’uso delle elettroniche e sul modo migliore per migliorare l’efficacia e la sicurezza di questi strumenti, ribadendo ancora una volta che le elettroniche possono essere usate in pazienti con particolari patologie per ridurre i danni fumo-correlati.

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