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L’avvelenamento da nicotina è un evento raro e nella maggior parte dei casi non grave. Lo dimostra uno studio appena pubblicato sul Medical Journal of Australia che riporta i dati registrati in otto anni dall’Australian Poisons Centres. Il lavoro sottolinea che, sebbene nel Paese sia necessaria una ricetta del medico per importare nicotina, molti vaper utilizzano prodotti comprati online dall’estero, spesso non conformi alle leggi locali. Per esempio senza chiusura anti-bambino e indicazioni in etichetta o con concentrazioni di nicotina molto alte.
Ma veniamo ai numeri. Fra il 2009 e il 2016 i centri antiveleni hanno ricevuto 202 chiamate per esposizione ai liquidi contenenti nicotina. Il numero è naturalmente andato crescendo con l’aumento della popolarità delle sigarette elettroniche, ma rappresenta ancora solo lo 0,015 per cento di tutte le segnalazioni. Vale a dire meno di una chiamata ogni cinquemila. Delle 202 segnalazioni, il 38 per cento riguardava bambini che erano stati trovati dai genitori ad armeggiare con i flaconi di liquido aperti. Il 62 per cento (126) delle chiamate riguardava invece adulti che avevano accidentalmente ingerito il liquido o si erano sporcati la pelle o gli occhi con esso. Dodici casi erano tentativi di suicidio: dieci avevano ingerito il liquido e due se lo erano iniettato. La media della concentrazione di nicotina nei liquidi coinvolti nelle segnalazioni era di 20,2 mg/ml (il range era fra 0,06 e 200 mg/ml).
“Al momento della chiamata al centro antiveleni, la maggior parte dei pazienti – spiega lo studio – riportava sintomi lievi, soprattutto disturbi gastrointestinali”. Dodici riportavano sintomi moderati, cioè associavano la sonnolenza al vomito. Non sono riportati casi con sintomi gravi o letali, nemmeno fra chi si era somministrato volontariamente la nicotina. Questo nonostante in Australia la nicotina sia classificata come “veleno pericoloso” al pari dell’arsenico e della stricnina e dunque vietata anche nei liquidi per ecig.
“Una classificazione chiaramente inappropriata”, commenta Colin Mendelsohn, medico e rappresentante dell’Australian Tobacco Harm Reduction Association, ormai da anni in prima linea nella battaglia per la legalizzazione del vaping. Permettere la vendita dei liquidi con nicotina, spiega, consentirebbe anche di regolamentarli, prevedendo flaconi anti-bambino e chiare indicazioni sulla qualità e la sicurezza a vantaggio del consumatore. “È irrazionale – conclude Mendelsohn – che ai fumatori australiani sia preclusa una alternativa al fumo molto meno dannosa, mentre le letali sigarette sono disponibili. All’estero svapare con la nicotina ha aiutato milioni di fumatori a smettere e potrebbe salvare molte vite anche in Australia”.