L'attualità quotidiana sulla sigaretta elettronica

Unione Europea, la sigaretta elettronica è tra le questioni sanitarie emergenti

La dichiarazione del Comitato Scientifico per la Salute, l'Ambiente ed i Rischi Emergenti (SCHEER) mantiene un atteggiamento di estrema diffidenza verso il vaping.

È stata pubblicata il 14 gennaio scorso la dichiarazione del Scientific Committee on Health, Environmental and Emerging Risks (Scheer). Il comitato è un organo che fornisce alla Commissione europea indirizzi scientifici necessari per la preparazione di politiche e proposte attinenti alla sicurezza del consumatore, la salute pubblica e l’ambiente. Nel board è presente anche il medico italiano Roberto Bertollini in quanto rappresentante dell’Oms in seno all’Ue.
La dichiarazione in questione – si legge sulla stessa – “ha lo scopo di attirare l’attenzione dei servizi della Commissione europea sulle questioni emergenti nell’area non alimentare che i membri di Scheer hanno identificato come potenzialmente in grado di incidere sulla salute umana e/o sull’ambiente in futuro”.
Nell’indice delle questioni sanitarie e ambientali emergenti, fra le micro e nano-plastiche nell’ambiente, i prodotti chimici nei materiali riciclati e gli effetti potenziali delle radiazioni elettromagnetiche sulla fauna, si trova una sezione – la 4.3 – dedicata a “Sigarette elettroniche e malattie croniche”. Riportiamo integralmente il contenuto della dichiarazione. Nel paragrafo dedicato ai fattori che causano l’emergenza si legge:
Le sigarette elettroniche, nella loro forma moderna, furono introdotte nei primi anni 2000 come mezzo per smettere di fumare. Il liquido della sigaretta elettronica contiene diversi prodotti chimici, come nicotina, glicole propilenico, glicerina, aromi e altro. La ricerca attuale suggerisce che l’aerosol di sigarette elettroniche contiene sostanze che potrebbero essere considerate dannose, incluse sostanze chimiche aromatizzanti, metalli (come il piombo) e altre sostanze chimiche cancerogene. Non esistono prove coerenti sull’efficacia delle sigarette elettroniche nell’aiutare le persone a smettere di fumare. Inoltre, c’è una tendenza nelle persone a iniziare a svapare, invece di fumare. Rispetto alle sigarette ‘normali’, le sigarette elettroniche possono essere meno dannose in termini di malattie croniche legate al fumo, ma per quanto riguarda il loro uso rispetto all’astinenza, gli effetti sulla salute non sono ben compresi o apprezzati. Inoltre, tenendo conto del fatto che l’uso di sigarette elettroniche è sempre più diffuso e di moda, specialmente tra gli adolescenti e i giovani, può essere considerato un problema emergente di sanità pubblica”.
Più avanti, nel paragrafo “Paralleli con le passate problematiche emergenti e potenziali interazioni con altri fattori di stress” lo Scheer continua: “L’e-cigarette è stata descritta come una possibile forma di riduzione del danno. Ad oggi non sono emerse prove coerenti del fatto che la sigaretta elettronica possa ridurre significativamente il fumo nella popolazione e non ci sono stati abbastanza studi sull’effetto dell’esposizione alle sigarette elettroniche (attive o passive) rispetto all’astinenza da fumo sulla salute umana. Inoltre, il fumo di sigaretta, in generale, è noto per interagire con una varietà di comportamenti di stile di vita sfavorevoli, come cattive abitudini alimentari e inattività fisica, così come la presenza di stress cronico, che porta ad un aumento del rischio di malattie cardiovascolari, broncopneumopatia cronica istruttiva e di vari tipi di cancro. Tenendo conto del fatto che i fattori sinergici summenzionati stanno aumentando a ritmi allarmanti e il fatto che i dati sugli effetti della sigaretta elettronica sulla salute umana non sono ancora ben compresi, lo studio della sigaretta elettronica sulla salute umana è considerato più importante che mai in termini di prevenzione della salute pubblica”.
La disamina si conclude con il paragrafo “Contesto che comprende l’affidabilità dei dati, riferimento chiave ad altri motivi di preoccupazione”: “Le sigarette elettroniche – si legge nella dichiarazione – sono state brevettate sin dagli anni ’60, tuttavia, sono state disponibili come prodotto dai primi anni 2000. L’uso delle e-cigarette è aumentato esponenzialmente negli ultimi 10 anni; tuttavia, è difficile stimarne l’uso a livello di popolazione. Le sigarette elettroniche sono ora disponibili in Europa e nella maggior parte dei Paesi del mondo occidentale, ma con significative differenze di utilizzo tra i Paesi. È da notare che l’uso della sigaretta elettronica tende a essere un’abitudine di una percentuale considerevole di giovani adulti e adolescenti in molti Paesi europei. I rischi per la salute delle e-cigarette sono incerti. Esistono studi che suggeriscono che le sigarette elettroniche possono causare, analogamente alle sigarette del tabacco, danni al sistema cardiovascolare e polmonare. Sebbene alcuni dei componenti nocivi identificati nelle e-cigarette siano stati misurati in quantità inferiori a quelle delle sigarette, recenti studi hanno rivelato che gli effetti tossici delle e-cigarette non dovrebbero essere sottovalutati. In molti Paesi esiste una sovrapposizione tra le leggi sul tabacco e le politiche sulla droga e la sigaretta elettroniche. Una direttiva europea del 2016 stabiliva standard per liquidi, vaporizzatori, ingredienti e contenitori per liquidi a prova di bambino, mentre la Fda statunitense estendeva il suo potere regolatorio per includere le e-cigarette. In alcuni Paesi sono in corso nuove normative per regolamentare l’uso delle sigarette elettroniche”.
Insomma, dalla lettura di questa dichiarazione ci si può fare un’idea su quali saranno le posizioni future della Commissione europea sul vaping e sembra purtroppo che non si discosteranno molto dal passato. D’altronde solo qualche mese fa, durante la conferenza stampa di presentazione del Cop8, Anne Bucher, direttore generale Salute e sicurezza alimentare della Commissione europea, rispondendo alle domande della stampa affermò convintamente che le sigarette elettroniche sono tabacco. E quando il giornalista la incalzò, chiedendo “Anche se non contengono tabacco?”, rispose ostinatamente e seccamente: “”. Capiamoci, tutti chiediamo e vogliamo che la ricerca sulle sigarette elettroniche continui a 360 gradi, però bisognerebbe anche riconoscere che tanta letteratura scientifica già esiste e che dimostra come questi strumenti riducano il danno da fumo in maniera sostanziale. Allo stesso modo, negare che migliaia di fumatori abbiano abbandonato il tabacco combusto grazie al vaping, sembra un atteggiamento miope, a voler essere indulgenti. La speranza è che il rumore di tante ricerche scientifiche e di tanti cittadini che si sono liberati dal tabagismo grazie al vaping giunga finalmente anche alle orecchie della Commissione e che questa accetti, finalmente, la sfida di un nuovo prodotto di riduzione del danno da fumo.

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