Testata giornalistica destinata agli operatori del settore delle sigarette elettroniche - Registrazione Tribunale di Roma: 234/2015; Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017 - Best Edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - Partita Iva 14153851002

Polosa: ecig ed eventi cardiovascolari gravi, non è dimostrata la causalità

Il professore catanese commenta lo studio della University of Kansas e chiede standard condivisi per la ricerca scientifica.

Ancora una volta mi sento di affermare che ci troviamo di fronte alle conseguenze negative della mancanza di standard condivisi”. Così il professore Riccardo Polosa, direttore del centro per la riduzione del danno da fumo CoEhar, contattato da Sigmagazine, commenta un nuovo studio che scatena l’allarme sulla sigaretta elettronica e i suoi effetti sugli utilizzatori. In realtà il lavoro in questione non è ancora nemmeno stato presentato, visto che l’autore, Paul M. Ndunda della University of Kansas, lo illustrerà durante la conferenza internazionale dell’American Stroke Association, organizzata per il prossimo 6 febbraio ad Honolulu dalla American Heart Association. Ma l’associazione ha già rilasciato un comunicato stampa su questa ricerca preliminare, che ha già raggiunto i titoli dei giornali. A dimostrazione che quello della sigaretta elettronica è un tema caldissimo.
Secondo lo studio di Ndunda, rispetto a chi non usa la sigaretta elettronica, gli utilizzatori vedono aumentato del 71 per cento il rischio di ictus, del 59 quello di infarto o angina e del 40 quello di coronaropatia. Lo studio conclude, tuttavia, che dai dati non emergono morti riconducibili dall’uso dell’ecig. Ma si tratta sempre di risultati allarmanti. Per questo abbiamo chiesto un commento a Polosa, uno degli scienziati che da più tempo e con maggiore impegno si occupa di salute e strumenti di riduzione del danno da fumo, prima fra tutte la sigaretta elettronica.
Rileggendo il comunicato ancora una volta mi sento di affermare che ci troviamo di fronte alle conseguenze negative della mancanza di standard condivisi”, ha commentato il professore, tornando su un tema più volte trattato anche sulle nostre colonne. Cioè sulla necessità di stabilire degli standard internazionali per la ricerca sul vaping, per evitare che sia proprio il metodo di ricerca a determinare il risultato. E riferendosi allo studio in questione, aggiunge: “Purtroppo, così come per tanti altri studi epidemiologici, anche questo soffre di un difetto di impostazione che non permette di stabilire il nesso di causalità. Gli autori parlano di aumentato rischio di eventi cardiovascolari gravi (come infarto e ictus) in associazione all’uso di sigaretta elettronica”.
Nello specifico – conclude Polosa – l’aumento del rischio implica chiaramente la causalità e una specifica definizione temporale degli eventi, cioè che l’uso dell’elettronica preceda l’evento cardiovascolare e che la stessa sia la vera causa dell’evento ma la verità è che, nonostante le veloci deduzioni, nessuna informazione di questo tipo può essere ricavata dai dati del lavoro dell’American Heart Association”. Insomma, alla ricerca di Ndunda farebbe difetto – secondo Polosa – la dimostrazione che l’uso dell’ecigarette sia davvero la causa dell’evento grave. Resta da augurarsi che si giunga davvero presto a standard condivisi per la ricerca, come auspicato dal professore catanese, visto che avere delle risposte univoche e certe è nell’interesse comune.

Articoli correlati