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Sigarette elettroniche, in Asia iniziativa per la riduzione del danno da fumo

La coalizione Caphra scrive a nove governi perché promuovano la harm reduction presso l'Organizzazione mondiale di sanità.

Sono nove i governi asiatici che in queste ore hanno ricevuto via lettera la richiesta di intervenire a favore della riduzione del danno da fumo durante la prossima conferenza della parti della Convenzione quadro sul controllo del tabacco dell’Organizzazione mondiale di sanità, che si terrà il prossimo novembre a L’Aia, in Olanda. L’iniziativa parte dalla Coalition of Asia Pacific Tobacco Harm Advocates (Caphra), una coalizione che raggruppa le associazioni dei consumatori e alcune di produttori di strumenti per la riduzione del danno, soprattutto sigarette elettroniche, di Paesi asiatici e del Pacifico. Le associazioni che si riuniscono sotto il cappello di Caphra sono Hong Kong, India, Indonesia, Malesia, Nuova Zelanda, Filippine, Corea del Sud, Taiwan e Thailandia.
Nelle missive inviate ai governi, le associazioni evidenziano come la Convenzione dell’Oms sia venuta meno al suo compito di inserire la riduzione del danno nella sua politica di controllo del tabacco. Un problema particolarmente sentito nella regione asiatica, dove molti governi hanno addirittura vietato la sigaretta elettronica e gli altri strumenti, nonostante gli alti tassi di fumatori. Eppure, argomentano le associazioni, dieci anni di ricerche scientifiche hanno ormai stabilito come questi nuovi strumenti abbiano un forte potenziale per combattere l’uso del tabacco e i danni ad esso associati.
I governi – scrivono nella lettera, secondo quanto riportato dal quotidiano Manila Standard – continuano ad attuare politiche che impediscono agli attuali fumatori di passare a modalità di consumo della nicotina meno dannose. I consumatori sono obbligati ad accelerare il danno, invece di ridurlo, a causa delle opzioni restrittive e dalla mancanza di informazioni provenienti da fonti attendibili”.
Insomma, si parla a nuora anche perché suocera intenda. E, esortando i governi a farsi promotori della riduzione del danno presso l’Oms, si criticano di fatto anche le restrizioni imposte da molti dei Paesi in questione. “I governi – continua infatti la lettera – non sono in grado di valutare i cambiamenti nei modelli di consumo degli utilizzatori e non riescono a stare al passo con la scienza”. L’intervento si conclude con un appello a “sostenere il diritto alla salute e l’attuazione della riduzione del danno da fumo, come strategia chiave per il controllo del tabacco”. Anche nella palude del proibizionismo asiatico, qualcosa si muove.

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