L'attualità quotidiana sulla sigaretta elettronica

Sigarette elettroniche, troppe regole sono nemiche della salute pubblica

Un rapporto dell'American Consumer Institute denuncia i passi falsi della politica e le campagne di disinformazione sul vaping.

Le regolamentazioni sulla sigaretta elettronica stanno mettendo in pericolo la salute pubblica?” A porre la domanda, particolarmente rilevante in questo momento negli Stati Uniti, è un rapporto dell’American Consumer Institute (Aci), un centro di ricerca noprofit che si occupa di analizzare l’impatto delle politiche e delle normative sui consumatori. Il lavoro conduce una analisi delle evidenze scientifiche disponibili ad oggi sulle sigarette elettroniche e valuta le conseguenze delle recenti legislazioni in materia, tese a limitare, vietare o tassare il prodotto.
La posizione dell’istituto è evidente fin dal sottotitolo del rapporto, che parla espressamente di “passi falsi politici”. La sigaretta elettronica, spiegano gli autori, ha iniziato ad attirare l’attenzione dei governi dal 2014, quando la sua diffusione ha subito un picco di popolarità. Qui politica e autorità sanitarie si sono divise fra chi, come il Regno Unito, ha inglobato lo strumento nelle strategie di lotta al fumo e chi, come gli Usa ha una posizione scettica, quando non apertamente ostile. La posta in gioco è molto alta. “Secondo i dati dei Centers for disease control and prevention (Cdc) – spiega il rapporto – ogni anno negli Usa più di 480 mila persone muoiono per malattie fumo correlate e più di 16 milioni di americani convivono con una malattia causata dal fumo. Se la sigaretta elettronica può ridurre i tassi di fumo, i benefici per la salute pubblica sono significativi, soprattutto nel lungo termine. Dall’altra parte, alcuni temono che la crescente popolarità del vaping fra i minori possa indurre i giovani al fumo di tabacco”.
Secondo l’Aci la dicotomia è tutta qui. Perché dalle analisi degli studi scientifici emerge con chiarezza che “secondo gli esperti le sigarette elettroniche, seppure non innocue, rappresentano una minaccia per la salute molto minore rispetto alle sigarette tradizionali”. Questo è dovuto soprattutto alla mancanza di combustione, che produce sostanze molto dannose. E sono anche più efficaci delle altre terapie sostitutive per aiutare i fumatori a smettere, come dimostrato da molte ricerche citate nella bibliografia. “Mentre per i fumatori non è consigliabile svapare – ammoniscono gli autori – i fumatori avrebbero significativi benefici per la salute, passando all’e-cigarette”.
Non è questa, però, la percezione che ha ormai il pubblico. Come dimostrato da recenti indagini, infatti, gran parte della popolazione ritiene che svapare sia dannoso quanto fumare o addirittura di più. “Ma non si può biasimare i cittadini per avere idee sbagliate – commenta il rapporto – vista la raffica di informazioni fuorvianti o incomplete promosse da una serie di organizzazioni di salute pubblica e persino di agenzie governative”. Gli esempi abbondano, anche nel recente passato. Per esempio durante la crisi di Evali, la malattia polmonare collegata all’acetato di vitamina E, contenuto in cartucce alla cannabis circolanti sul mercato illegale. “Per mesi – scrivono gli autori – i Cdc non hanno dato quest’informazione al pubblico. E quando lo hanno fatto, il danno era già enorme, visto che il 66% della popolazione ritiene che la malattia sia stata causata dalle sigarette elettroniche legali”.
Chi diffonde di tanta disinformazione, argomentano gli autori, si sente probabilmente giustificato dal fine di scoraggiare i non fumatori, soprattutto giovani, dal provare l’e-cig. E anche sulla diffusione fra i minori, l’American Consumer Institute sposa tesi in controtendenza, rilevando come la maggior parte dei minori che usa l’elettronica era già fumatore e che a una crescita del vaping corrisponde un declino del fumo. In ogni caso esagerare i rischi di uno strumento non è mai una buona idea. “L’isteria sui rischi delle sigarette elettroniche – spiega il rapporto – non solo mette in pericolo i fumatori e a repentaglio la salute pubblica, mina anche la credibilità delle autorità sanitarie su altre questioni importanti, come il coronavirus e i vaccini”.
I consumatori e il pubblico americani, chiosa l’istituto, hanno diritto a sapere la verità sul vaping, in modo da poter compiere una scelta informata. L’ultimo monito è per la politica che, con qualche eccezione, negli Usa non ha esitato a cavalcare l’onda allarmistica, invocando e applicando divieti, restrizioni e tassazioni. “Troppo spesso – conclude il documento – i legislatori agiscono senza valutare attentamente i costi e i benefici delle loro azioni. La demonizzazione della sigaretta elettronica è controproducente. L’opposizione istintiva alla sigaretta elettronica, spesso alimentata da informazioni fuorvianti, ha come effetto quello di limitarne l’uso per smettere di fumare da parte di milioni di fumatori adulti”.

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