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Ancora menzogne in una campagna shock contro sigaretta elettronica

Critiche negli Usa per l'iniziativa di pessimo gusto di Truth Initiative che afferma che la nicotina nell'e-cig causi ansia e depressione.

Sembra incredibile che qualcuno possa averla trovata una buona idea Ma tant’è. L’organizzazione americana per il controllo del tabacco Truth Initiative ha lanciato una campagna contro la sigaretta elettronica che sta creando infuocate polemiche e non solo fra i vaper. Sui social media l’associazione ha creato i profili di una azienda del vaping fittizia, chiamata DepressionStick, che si dichiara orgogliosa di essere la prima a chiamarsi per quello che è. I social media rimandano a una pagina del sito di Truth Initiative, dove si apprende che le e-cig della fantomatica azienda sono disponibili in quattro gusti evocativi: Citrus sadness, Melancholy menthol, Bubbleglum e Disappoint-mint. Il claim scelto dai creativi della campagna è: “Perché essere felice quando puoi essere triste?”.
La tesi che sta infatti alla base dell’idea è che la nicotina causi ansia e depressione e che dunque l’uso della sigaretta elettronica generi questi stati. Una teoria per la verità non confermata da evidenze scientifiche, anzi. Perché se è vero che spesso le persone con questo tipo di problematiche tendono a usare prodotti con nicotina (primo fra tutti il tabacco combusto, cioè il fumo), è vero che lo fanno proprio perché la sostanza tende ad alleviare depressione e ansia. Detto in altri termini, queste condizioni sono associate al consumo di nicotina ma non sono causate da essa.
Differenze di poco conto, avranno pensato i geni creativi di Truth Initiative, disposti anche a disonorare il proprio nome (truth significa verità) pur di portare acqua al proprio mulino anti vaping. E a fermarli dal ridicolo non è bastato nemmeno che sul loro stesso sito sia pubblicato un documento a firma del professor Raymond Niaura, intitolato “Ripensare la nicotina e i suoi effetti”. Qui si legge che la sostanza può avere effetti positivi sui processi cognitivi e che spesso viene usata “per alleviare lo stress, l’ansia, la depressione e altre condizioni fisiche e mentali, compresi schizofrenia e morbo di Parkinson”. Insomma, a quale verità di Truth Initiative bisogna credere?
Forse il documento in questione è un retaggio degli anni passati, quando l’organizzazione si dedicava alla lotta al fumo e non aveva ancora identificato nello strumento che ne riduce il danno il vero nemico. Chiamata inizialmente American Legacy Foundation, Truth Initiative (nome assunto nel 2015) nasce nel 1999 dal Tobacco Master Settlement Agreement, lo storico accordo fra l’industria del tabacco e quasi tutti gli Stati americani. Con questo accordo, Big Tobacco si è impegnata a versare annualmente una considerevole quantità di denaro per coprire i costi sanitari causati dal consumo di tabacco. Parte del pacchetto era anche la creazione di una fondazione per la lotta al fumo, finanziata sempre con lo stesso denaro. Appunto l’odierna Truth Initiative negli ultimi anni attivissima nel combattere il vaping.
Questa volta, però, le critiche sulla campagna non sono venute solo dal settore dell’e-cigarette. A sentirsi offese sono state anche e soprattutto le persone che ogni giorno combattono contro la depressione e l’ansia patologiche e altri disagi mentali e che sono incappate magari per caso nella campagna DepressionStick. Lamentano che le loro condizioni sono state ridicolizzate, usate per fare una parodia di cattivo gusto o che si voglia addirittura implicare che il problema dipenda da loro stessi. “La depressione non è causata dalla nicotina, non è amplificata dall’uso di nicotina e smettere di nicotina non curerà la depressione. Ed è spericolato, insensibile e dannatamente pericoloso che Truth Initiative implichi tutto questo per pubblicizzare la sua inutile app di auto-aiuto per smettere di svapare”, ha commentato la sociologa Amelia Howard su Twitter.
Nel frattempo, però, la campagna con i suoi video di dubbio gusto va avanti indisturbata su Twitter, Facebook e TikTok, viene trasmessa su uno schermo a Times Square a New Yoork e potrebbe giungere negli stadi del football. L’importante, devono aver pensato i responsabili dell’organizzazione, è far passare con ogni mezzo la propria posizione. E pazienza se ad andarci di mezzo sarà proprio quella tanto sbandierata verità. Oltre naturalmente alla salute di qualche milione di fumatori, che saranno ancora disinformati sulle potenzialità della sigaretta elettronica per ridurre il danno del fumo.

 

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