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Alla fine il giorno del giudizio non è arrivato. Come prevedibile, ieri con un comunicato ufficiale firmato dalla commissaria ad interim Janet Woodcock e dal direttore del Center for tobacco products Mitch Zeller, la Food and drug administration ha fatto sapere di aver bisogno di tempi suppplementari per esaminare tutte le richieste di autorizzazione alla vendita di prodotti del vaping pervenute entro il 9 settembre 2020. L’agenzia ha avuto un intero anno per completare il lavoro ma non ce l’ha fatta e si prende ancora tempo, senza indicare una data precisa per l’esito.
Una circostanza che ha scontentato tutti. Le attivissime associazioni anti vaping, come Parents Against Vaping E-cigarettes o Campaign for tobacco-free kids, gridano allo scandalo e minacciano di ricorrere nuovamente a un tribunale. In particolare, accusano l’agenzia di non essersi ancora pronunciata sulle cosiddette “big five”: Vuse, Njoy, Blue, Logic e soprattutto Juul. Quest’ultima è considerata dal movimento contrario alla sigaretta elettronica responsabile della diffusione del vaping fra i giovani e l’Fda si era impegnata a dare la precedenza all’esame della sua richiesta di autorizzazione.
Dall’altra parte, l’intero settore americano che ruota intorno alla sigaretta elettronica sull’orlo della disperazione. Nel comunicato l’Fda ha dichiarato di aver esaminato il 93% delle richieste di autorizzazione e i numeri sono preoccupanti. Su 6,5 milioni di richieste, 4,5 milioni non sono state nemmeno accettate per documentazione incompleta, 946mila sono state rifiutate, nessuna finora è stata concessa. Gregory Conley dell’American vaping association parla di “un processo di revisione opaco, progettato intenzionalmente per eliminare tutti gli attori dal mercato tranne i più grandi”. “È assolutamente assurdo – denuncia – che la stessa agenzia che ha trovato il tempo per vietare oltre sei milioni di prodotti fabbricati da piccole imprese ora indichi che hanno bisogno di più tempo per rivedere prodotti con enormi quote di mercato. Ancora peggio, dopo aver trascorso più di cinque anni a spacciare false speranze per le imprese di tutta l’America, la Fda ora non può nemmeno preoccuparsi di concedere estensioni formali ai restanti candidati in sospeso”. E poi conclude: “Siamo pronti a dare il nostro sostegno alle future sfide in tribunale”.
Ma non è solo la situazione delle aziende a destare preoccupazione, perché la vera sconfitta rischia di essere la salute pubblica. È di questa opinione il procuratore generale dell’Iowa Tom Miller, uno che ha dedicato parte della vita alla lotta al fumo e non ha esitato a vedere nella sigaretta elettronica un’opportunità per i fumatori. “Siamo preoccupati per l’impatto delle azioni della Fda – ha dichiarato dopo l’annuncio dell’agenzia – in particolare per le conseguenze indesiderate del ritiro dal mercato di alternative meno dannose alle sigarette. Non dimentichiamo il rischio schiacciante per la salute pubblica: i Cdc stima che l’onere del consumo di tabacco negli Stati Uniti sia di 480.000 vite all’anno, tutte dovute all’uso delle sigarette”. Ancora una volta Miller ha esortato tecnici e politici a “trovare il giusto equilibrio tra rendere accessibili prodotti alla nicotina potenzialmente salvavita a basso rischio e scoraggiarne l’uso da parte dei non fumatori, specialmente i giovani”. Ma non sembra questa la strada presa dall’Fda.