Testata giornalistica destinata agli operatori del settore delle sigarette elettroniche - Registrazione Tribunale di Roma: 234/2015; Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017 - Best Edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - Partita Iva 14153851002

Corea, operatori del vaping portano in tribunale il Ministero della salute

L'accusa è di aver diffuso informazioni scorrette sulla sigaretta elettronica, causando agli imprenditori enormi danni economici.

Sono circa quattromila i negozianti e produttori di sigarette elettroniche coreani che hanno deciso di portare in tribunale il Ministero della salute e del welfare e l’Agenzia per il controllo e la prevenzione delle malattie del loro Paese. L’accusa degli operatori riuniti sotto la sigla della Korea Electronic Cigarette Association è quella di aver causato un danno economico alle loro attività, diffondendo informazioni scorrette. I negozianti pretendono quindi che il governo rettifichi le sue comunicazioni fuorvianti sul vaping.
Tutto ha inizio, ravvonta il Korea Biomedical Review che riporta la vicenda, nell’ottobre del 2019. Allora, mentre negli Stati Uniti si verificavano i casi di Evali, il Ministero della salute coreano, sulla scia della Food and drug administration americana, diramò un avviso, raccomandando ai fumatori di smettere di usare le sigarette elettroniche. Raccomandazione mai ritirata, nemmeno quando divenne chiaro che i casi di lesioni polmonari avvenuti negli Usa (e solo lì) erano dovuti alla presenza di acetato di vitamina E presente in cartucce precaricate al Thc di provenienza illegale. Il governo è rimasto sulla sua posizione anche dopo che, nel 2021, una ricerca pubblicata sul Journal of Korean Medical Science attestava che non si erano verificati casi di polmonite grave o danni ai polmoni tra gli utilizzatori di liquidi per sigarette elettroniche.
L’associazione contesta all’Agenzia per il controllo e la prevenzione delle malattie anche la diffusione lo scorso luglio di un comunicato stampa intitolato “Le e-cigarette diffondono più polveri sottili delle sigarette”. “Nel test la misurazione delle polveri sottili – commenta la Korea Electronic Cigarette Association – si è basata sul metodo di diffusione della luce, quindi inevitabilmente si traduce in concentrazioni più elevate nelle aree con più umidità. Misurare e confrontare le emissioni sigarette elettroniche con un alto contenuto di vapore nello stesso ambiente del tabacco è un metodo di ricerca inappropriato che non considera affatto la specificità dello strumento. L’esperimento è assurdo quanto sostenere che il livello di polvere fine è alto quando si accende un umidificatore”.
Eppure, continua il Korea Biomedical Review, lo stesso governo in passato aveva riconosciuto la minore pericolosità del vaping rispetto al fumo, Nel 2017, infatti, test effettuati dal Ministero della sicurezza alimentare e dei farmaci avevano rilevato livelli molto bassi di ingredienti nocivi nelle sigarette elettroniche rispetto al tabacco, in particolare per quanto riguarda catrame, monossido di carbonio, formaldeide e acetaldeide. Malgrado questo, il Ministero della salute ha continuato a trattare allo stesso modo e-cig e sigarette a tabacco combusto, dando al pubblico l’errata percezione che si trattasse di prodotti ugualmente dannosi e causando agli imprenditori del settore – affermano gli stessi – enormi danni economici e psicologici.
Ora la vicenda finirà in tribunale, dove i querelanti sono pronti a battersi. “Faremo del nostro meglio per vincere una causa con il governo – afferma infatti Kim Do-hwan, vicepresidente dell’associazione – preparando tutte le prove scientifiche necessarie a correggere l’ingiustizia nei confronti dei proprietari di piccole imprese di sigarette elettroniche che non sono stati in grado di far sentire la propria voce”.

Articoli correlati