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Polosa: “Equiparare fumo e sigarette elettroniche non ha basi scientifiche”

Lo scienziato catanese critica aspramente il divieto di svapare all'aperto che dovrebbe essere previsto dal nuovo DL fumo.

È sbagliato mettere sullo stesso piano sigarette che liberano migliaia di sostanze tossiche e catrame con prodotti senza combustione, decisamente meno tossici”. Con queste parole il professore Riccardo Polosa, fondatore della Lega italiana anti fumo Liaf e del Centro di ricerca internazionale sulla riduzione del danno (Coehar) dell’università di Catania, boccia la sostanziale equiparazione fra prodotti a tabacco combusto e sigarette elettroniche contenute nella bozza del nuovo dl sul fumo. La misura dovrebbe prevedere il divieto di fumo e di utilizzo di e-cig nei luoghi all’aperto come i dehors dei locali, le fermate dei mezzi pubblici e persino nei parchi in presenza di donne incinte e bambini. Una proposta che secondo Polosa nasce da motivazioni meramente ideologiche ed emotive.

Il professore catanese Riccardo Polosa è tra i cinque ricercatori più citati al mondo in materia di riduzione del danno da fumo.

Estendere questi divieti anche ai prodotti senza combustione – dichiara Polosa – non trova fondamento su solide basi medico-scientifiche”. “Le alternative senza combustione – continua il medico catanese – si sono dimostrate dal 95% al 99% meno tossiche delle sigarette convenzionali e rappresentano oggi l’unica vera soluzione per tutti coloro che non vogliono o non riescono a smettere di fumare”. Non è un caso, aggiunge, che la stessa Food and drug administration statunitense abbia recentemente dato il via libera alla commercializzazione di questi prodotti, giudicandoli appropriati per la protezione della salute pubblica.
E non è nemmeno un caso, continua Polosa, che “Paesi come Gran Bretagna, Giappone, Svezia, Norvegia e Nuova Zelanda, dove esiste ormai da anni una politica sanitaria aperta alla riduzione del rischio, registrano un crollo delle vendite convenzionali e la eradicazione del tabagismo anche tra i giovani”. Il professore ricorda come siano ormai decenni che nel nostro Paese si cerca di contrastare il tabagismo con i divieti, una strategia che non ha mai portato ai risultati auspicati. “Basta studiarsi le statistiche nazionali sulla prevalenza da tabagismo per rendersene conto”, commenta.
In Italia – conclude Polosa– questo testo che si vorrebbe approvare come intende aiutare chi deve smettere di fumare a farlo? Diabetici, schizofrenici, ipertesi, donne in gravidanza e milioni di altri pazienti come saranno aiutati dal sistema sanitario ad abbandonare il fumo? Vogliamo saperlo perché in questa guerra contro il fumo, noi mandiamo al fronte i nostri medici e con quali armi? Li abbiamo lasciati senza nessuna difesa per anni. Dietro le porte dei centri antifumo, degli ospedali, dei reparti e persino delle scuole, ci sono i medici che devono accogliere i pazienti e dare loro una risposta concreta e non un divieto. Che risposta si dovrebbe dare secondo il ministro? Siamo seri, perché nessuno si preoccupa di ascoltare chi produce dati scientifici in merito? La diffusione delle elettroniche è riuscita ad arginare una piaga che per decenni ha prodotti milioni di morti”.
Gli fa eco il professore Giovanni Li Volti, direttore del Coehar.Proprio oggi – commenta–  il nostro centro compie 5 anni dalla sua costituzione. Ci sono 85 esperti di ogni ambito scientifico tra i membri del Coehar e in pochi anni, grazie al lavoro di decine di ricercatori e alle collaborazioni avviate con tutto il mondo, siamo riusciti a pubblicare sulle più prestigiose riviste scientifiche più di 130 studi sulla riduzione del danno da fumo. Abbiamo dato all’Italia il primato nella ricerca mondiale sul tema. Quando verremo ascoltati?”.

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