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La Svezia diventa smoke free grazie agli strumenti di riduzione del danno

Il traguardo previsto per il 2023. Fondamentale l'apertura a prodotti a rischio ridotto come snus, sigaretta elettronica e nicotine pouches.

È stato presentato questa mattina, in un webinar in diretta dal Radisson Collection Strand Hotel di Stoccolma, il nuovo rapporto intitolato “The Swedish Experience – a roadmap to a smoke free society”. Il Paese scandinavo, infatti, sta per essere il primo Paese al mondo a raggiungere un tasso dei fumatori al 5%, la soglia indicata sia dalla European Network for Smoking and Tobacco Prevention che dall’Organizzazione mondiale di sanità per essere considerati “smoke free”, senza fumo. Nelle ultime rilevazioni, nel novembre 2022, i fumatori dai 16 anni in su erano pari al 5,6% della popolazione ed è dunque prevedibile che la fatidica soglia sarà raggiunta nel corso di quest’anno, il 2023. Cioè ben 17 anni prima di quanto richiede l’Unione europea, che ha posto l’obiettivo smokefree per i suoi Stati membri per il 2040.
Gli autori del rapporto sono Delon Human, medico e consulente specializzato in strategie sanitarie globali, Anders Milton, medico, consulente e già presidente dellla Snus Commission, e il famoso professore Karl Fagerström, socio fondatore della Society for Research on Nicotine and Tobacco e attualmente vice direttore della rivista Nicotine and Tobacco Research. A discutere con loro di come questo incredibile traguardo svedese sia stato possibile e cosa esso possa insegnare agli altri Paesi, c’erano questa mattina il cardiologo greco Konstantinos Farsalinos e la dottoressa neozelandese Marewa Glover.
Secondo gli esperti presenti, la chiave del successo della Svezia è stato coniugare rigide misure di controllo del tabacco con strategie di riduzione del danno da fumo. In questo modo, si legge nel rapporto, si è riusciti a “rendere meno attraente il consumo di prodotti a tabacco combusto, facilitando al contempo l’uso di forme di tabacco e nicotina non combustibili e meno dannose. Negli ultimi cinquant’anni, gli svedesi hanno progressivamente e sistematicamente reso le alternative al fumo meno dannose più accessibili, economiche e accettabili per i loro cittadini”. Primo fra tutte queste alternative è, ovviamente, lo snus, le bustine di tabacco che si mettono sotto il labbro e che sono vietate in tutta l’Unione europea tranne che in Svezia, che chiese un’eccezione in fase di adesione all’Ue. Ma non solo.
Recentemente, scrivono gli autori, il Paese scandinavo ha adottato lo stesso atteggiamento di apertura verso i nuovi prodotti come le sigarette elettroniche e poi le bustine di nicotina, evitando di demonizzarle come accade altrove. Questi due ultimi prodotti sono stati preferiti soprattutto dalle donne, che fumavano più degli uomini. Il risultato complesso è che fra il 2006 e il 2020 i fumatori svedesi sono diminuiti del 60% (rispetto al 25% del resto dell’Ue), oggi la Svezia ha il più basso tasso di fumo giovanile (il 3% fra i 16 e i 29 anni) e si avvia verso l’obiettivo del 5% per la popolazione generale, mentre la media dei fumatori europei è del 23%. Tutto questo ha degli importanti risvolti nel campo della salute. La Svezia ha il 41% di incidenza del cancro in meno rispetto alle controparti europee, che si traduce nel 38% di morti per tumore in meno, mentre le morti attribuibili a tutte le malattie fumo correlate sono del 39,6% inferiori alla media Ue.
Un esempio, quello svedese che potrebbe insegnare molto all’Europa e al resto del mondo. Per questo gli autori formulano sei raccomandazioni da seguire: fare una differenziazione fondamentale fra le forme combustibili e non di tabacco e nicotina; fare una differenziazione basata sul rischio dei vari prodotti; garantire l’accesso alle alternative senza fumo; informare l’opinione pubblica su queste alternative e sui loro benefici; assicurarsi che vengano accettate dai consumatori, per esempio garantendo una varietà di gusti e di concentrazioni di nicotina; mantenerli economicamente vantaggiosi, applicando bassi prelievi fiscali (o non tassandoli affatto).
L’esperienza svedese – concludono gli autori – è un regalo per la salute pubblica globale e, potenzialmente, una delle più importanti svolte nella lotta alle malattie non trasmissibili. Se verrà replicata in altri Paesi, potrà salvare decine di milioni di vite solo nei prossimi vent’anni. Con tutto il peso di queste evidenze, il messaggio al mondo è: quit like Sweden”. Ovvero, smettete di fumare come la Svezia.

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