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Cop10: si delinea un fronte favorevole alla riduzione del danno da tabacco

Nuova Zelanda e Filippine hanno difeso la loro linea sulle sigarette elettroniche, il Giappone sui riscaldatori. Delusione per l'intervento del Regno Unito.

Chi si aspettava una difesa accorata della sigaretta elettronica da parte del Regno Unito durante la Cop10 della Convenzione quadro per il controllo del tabacco dell’Oms, in corso a Panama, sarà certamente rimasto deluso dall’intervento della delegazione britannica durante gli individual statements. I britannici hanno elogiato il “ruolo fondamentale” che la Convenzione ha avuto negli ultimi anni nella definizione di un piano per ridurre il fumo e hanno ribadito il loro impegno per un futuro senza tabacco. Sono poi passati ad illustrare il progetto del governo di vietare per sempre la vendita di prodotti del tabacco a chiunque sia nato dopo il 1° gennaio 2009, il cosiddetto divieto generazionale. L’intervento si è soffermato sui finanziamenti per aiutare i fumatori a smettere, senza però menzionare il ruolo del vaping o il programma “Swap to stop”, che fornirà gratuitamente un kit per lo svapo a un milione di fumatori.
Le sigarette elettroniche, anzi, sono state espressamente citate solo per ricordare le misure che il governo britannico si propone di adottare “per ridurre l’attrattiva e la disponibilità dei vaporizzatori per i bambini – ha affermato la delegata – anche introducendo il divieto per le sigarette elettroniche usa e getta”. Dopo aver fatto riferimento ai rischi della nicotina per i minori ha aggiunto: “Nessun minore dovrebbe usare tabacco e nessun minore o non fumatore dovrebbe usare una sigaretta elettronica”. L’intervento britannico si è concluso esprimendo entusiasmo per la possibilità di “condividere l’esperienza del Regno Unito nell’attuazione degli importanti articoli della Convenzione e di sentire le altre parti parlare dei loro successi e delle loro sfide”. Nella speranza che in quell’occasione la delegazione si ricordi di parlare del ruolo della sigaretta elettronica e che questo approccio morbido sia solo un espediente per non irrigidire la presidenza.
Molto più diretta sul tema riduzione del danno da fumo è stata la Nuova Zelanda, che si è dichiarata orgogliosa di aver raggiunto un tasso di fumo pari al 6,8%, paragonato all’8,6% dell’anno scorso e al 16,4% del 2011-2012. Questo progresso è stato possibile, ha spiegato la delegazione, attraverso un mix di misure approvate dalla Convenzione e altre iniziative. “Il nostro approccio ha comportato anche un’implementazione ponderata di misure di riduzione del danno basate sull’evidenza – ha aggiunto la delegazione – fra le quali la garanzia di disponibilità per i fumatori di una gamma di prodotti sostitutivi a base nicotina, compresi prodotti terapeutici come cerotti, gomme da masticare e medicinali per smettere di fumare”. La delegazione ha spiegato che la Nuova Zelanda ha regolamentato le sigarette elettroniche, limitando i luoghi in cui questi prodotti possono essere venduti, inserendo divieti di pubblicità e sponsorizzazione e di vendita ai minori di 18 anni.
Anche le Filippine hanno espresso soddisfazione per la loro strategia multi settoriale alla regolamentazione del tabacco che ha portato a una riduzione dei tassi di fumo. In particolare, la delegazione ha definito “fondamentale” la legge sui prodotti da vaporizzazione con e senza nicotina entrata in vigore nel 2022, che stabilisce un quadro normativo completo e differenziato da quello del tabacco per i prodotti del vaping e gli altri prodotti nuovi prodotti del tabacco. La legge filippina era stata salutata dagli esperti della riduzione del danno come una normativa che salvaguarda i minori, mantenendo allo stesso tempo la disponibilità di questi prodotti per i fumatori adulti. Sempre nel panorama asiatico, il Giappone ha rivendicato di aver incluso nei programmi di cessazione del fumo coperti dal Servizio sanitario nazionale i prodotti a tabacco riscaldato, come noto molto diffusi nel Paese.
Una difesa della strategia di riduzione del danno da fumo, infine, è arrivata dalla delegazione di St. Kitts and Nevis, piccolo Stato caraibico che fa parte del Commonwealth britannico. “Sebbene la Convenzione che ci guida descriva il controllo del tabacco come una varietà di strategie di offerta domanda e di riduzione del danno – ha affermato il delegato – la comunità sanitaria deve definire questi termini in maniera più dettagliata. È importante osservare che il concetto di riduzione del danno ha un ruolo significativo in altre aree della salute pubblica, come le infezioni trasmesse sessualmente, hiv, dipendenze da droghe e alcool e anche nell’inquinamento dell’aria. (…) Quindi la comunità del tobacco control non dovrebbe respingere l’idea di riduzione del danno in sé, ma piuttosto imparare dalle migliori pratiche e da misure comprovate e allo stesso tempo impedire che l’industria del tabacco si appropri di questo importante termine”. Il delegato ha cercato anche di formulare una proposta in merito ma la presidente Zandile Dhlamini dello Stato africano Eswatini glielo ha impedito, sostenendo che non era quella la sede per farlo. Chissà se sapremo mai cosa voleva proporre St. Kitts and Nevis.
Si è aggiunto lo Stato centramericano di El Salvador: ha chiesto alla Convenzione maggiori documenti ed evidenze sui nuovi prodotti, in modo da poter prendere delle decisioni equilibrate. Insomma, nel panorama generalmente ostile ai nuovi prodotti, potrebbe starsi facendo strada un fronte favorevole alla riduzione del danno da fumo e ai suoi strumenti che potrebbe opporsi alla linea proibizionista portata avanti dal segretariato della Convenzione e dall’Oms.

 

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