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La percezione del rischio tra sigarette elettroniche e tradizionali

Sondaggio Ipsos condotto su 27mila fumatori di 28 nazionalità: il 74% ritiene erroneamente che la vaporizzazione sia dannosa almeno quanto il fumo.

Sono decisamente troppi i fumatori nel mondo che non comprendono la differenza di rischio relativo tra sigarette elettroniche e sigarette tradizionali e credono dunque che i due prodotti si equivalgano o, addirittura, che le prime siano più pericolose per la salute delle seconde. Una vera epidemia di errate percezioni che emerge da un’indagine intitolata appunto “Innovation under Fire: a global alert on the misperception epidemic in vaping views” e condotta dall’istituto di ricerca Ipsos, fondato in Francia quasi cinquant’anni fa e presente in 90 paesi, per conto della rete We Are Innovation. L’istituto ha sondato le opinioni di 27 mila fumatori in 28 paesi, Italia compresa, scoprendo una triste realtà: il 74% di loro ritiene erroneamente che la sigaretta elettronica sia dannosa almeno quanto il fumo. Una percezione infondata, spiega Ipsos, che impedisce ai fumatori di adottare una alternativa innovativa e meno dannosa per la loro salute.
L’indagine però porta anche delle buone notizie, perché fra i 28 paesi è proprio l’Italia ad avere la percezione più corretta del rischio del vaping e del fumo. A credere che l’e-cig sia dannosa quanto o più di quella di tabacco è infatti il 57% dei fumatori italiani intervistati. Una percentuale che considerata a sé può sembrare scoraggiante ma è la più bassa. Un po’ peggio fanno la Repubblica Ceca (59%), la Francia (61%) e il Regno Unito (63%). Nulla in confronto alla testa della classifica che vede il Brasile con il 90%, l’Olanda con l’85% e la Slovenia con l’84%. L’indagine ha anche scorporato il campione per età e così scopriamo che questa percezione errata in Italia più diffusa fra le donne (62%) che fra gli uomini (52%) e fra i più giovani. Si va dal 65% della fascia 19-29 anni al 56% di quella 20-44, per arrivare al 49% degli over 45.
A ritenere il vaping certamente più dannoso del fumo è solo il 12% dei fumatori italiani, anche in questo caso si mantengono le stesse proporzioni fra uomini e donne e per le fasce d’età. Il paese in cui questa errata convinzione è più diffusa è di nuovo il Brasile (50%), seguito da Arabia Saudita e Uzbekistan. Il nostro paese guadagna la testa della classifica quando si viene ai fumatori che considerano il vaping meno dannoso del fumo. In Italia sono il 43%, seguiti ancora una volta da cechi, francesi e britannici. In coda alla classifica ci sono, oltre al Brasile (10%), anche l’Olanda e la Slovenia. Ipsos ha sondato anche le abitudini di consumo settimanali dei fumatori intervistati. Fra gli italiani l’87% fuma sigarette già pronte, il 44% sigarette rollate a mano, il 9% la pipa e il 25% sigari o cigarillos.
Esrpime preoccupazione per il risutato di questa indagine Federico N. Fernandez, ceo di We are innovation. “Le conseguenze sono gravi – afferma– Se i fumatori credono erroneamente che il vaping non sia meglio del fumo, è molto meno probabile che provino prodotti potenzialmente salvavita come mezzo per smettere di utilizzare combustibili dannosi. La disinformazione sta soffocando l’innovazione e ostacolando la capacità dei fumatori di sfuggire alle grinfie delle sigarette”.
I 28 paesi in cui l’istituto di ricerca ha svolto la sua indagine sono: Italia, Australia, Austria, Belgio, Brasile, Bulgaria, Cile, Colombia, Croazia, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Indonesia, Irlanda, Kazakistan, Kenya, Olanda, Nuova Zelanda, Nigeria, Polonia, Romania, Arabia Saudita, Slovenia, Sudafrica, Spagna, Emirati Arabi Unti, Regno Unito e Uzbekistan. In ciascuno sono stati sondati mille fumatori, fatta eccezione per Kazakistan e Uzbekistan dove gli intervistati sono stati rispettivamente 450 e 500.

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