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La tesi del gateway non dimostra che l’e-cig spinge i giovani al fumo

Un commento di Arielle Selya su Harm Reduction Journal afferma se l’ipotesi fosse vera ci sarebbero più giovani che fumano rispetto a un mondo controfattuale senza sigarette elettroniche.

Un nuovo esame di tutte le prove scientifiche della cosiddetta “ipotesi gateway”, cioè quella secondo la quale l’uso della sigaretta elettronica spingerebbe i giovani a fumare, risulta ancora una volta in una confutazione dell’ipotesi e in una spiegazione del fenomeno più in linea con i dati della realtà. Il lavoro in questione si intitola “The “Gateway” hypothesis: evaluation of evidence and alternative explanations” e sarà pubblicato a luglio su Harm Reduction Journal. L’autrice è Arielle Selya, già accademica e oggi consulente di salute pubblica per Pinney Associates e per il Coehar di Catania.
Selya parte dal presupposto che i sistemi elettronici per la somministrazione di nicotina, le e-cigarette, offrono un’importante opportunità di riduzione del danno per gli adulti che fumano e che non riescono a smettere. Una delle principali preoccupazioni su questi strumenti, però, è che il loro utilizzo da parte dei giovani non fumatori possa portarli a iniziare successivamente a fumare sigarette. In questo commento, l’autrice esamina e valuta le prove interpretate come una conferma dell’ipotesi gateway, fornendo spiegazioni alternative e diversi tipi di prove (come le tendenze a livello di popolazione.
La principale spiegazione alternativa, di cui si sono occupati molti ricercatori, è la cosiddetta “common liability”, la responsabilità comune, cioè a una tendenza a usare prodotti con nicotina dovuta a fattori di rischio preesistenti come, per esempio, l’ambiente sociale, la salute mentale o la personalità. Il fatto che alcuni giovani che usano le sigarette elettroniche abbiano maggiori probabilità di fumare, secondo questa spiegazione, sarebbe dovuto proprio una tendenza a utilizzare prodotti contenenti nicotina. “Gli studi sulla common liability – spiega Salya – suggeriscono che l’uso delle e-cig non spinge, di per sé, direttamente i giovani a fumare sigarette in seguito, al di là della loro tendenza preesistente a utilizzare prodotti contenenti nicotina”.
Secondo l’autrice questa spiegazione trova la sua conferma nei dati sulla popolazione che mostrano che il fumo di sigaretta è diminuito molto più rapidamente da quando si sono diffuse le sigarette elettroniche. “Se l’ipotesi gateway fosse vera – commenta Selya – oggi ci sarebbero più giovani che fumano rispetto a un mondo controfattuale senza sigarette elettroniche. Invece, dopo l’arrivo di questi strumenti, la tendenza al fumo è diminuita più velocemente e questo è accaduto in tutti i Paesi, anche in presenza di politiche diverse”. Non si può escludere del tutto – continua – un piccolo effetto gateway, che però, se c’è, è molto modesto a livello di popolazione, specialmente se si definisce il fumo come un uso continuo, stabile e frequente e non come mera sperimentazione.
Le prove offerte a sostegno dell’ipotesi gateway – conclude quindi l’autrice – non dimostrano che l’uso delle sigarette elettroniche induce i giovani al fimo. Al contrario, è più convincente l’interpretazione secondo cui questi dati derivino da una tendenza comune all’uso sia delle e-cig che delle sigarette. Le tendenze a livello di popolazione non sono coerenti con l’ipotesi del gateway, e invece sono coerenti con (ma non dimostrano) con il fatto che le e-cig sostituiscano le sigarette. Le politiche basate sull’interpretazione errata di un effetto gateway possono essere nella migliore delle ipotesi inefficaci, nella peggiore e rischiano di causare un aumento del fumo di sigaretta”.

 

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