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E-cig, aiuto più efficace contro il fumo per chi ha disturbi mentali

Secondo uno studio inglese la sigaretta elettronica è l'ausilio preferito da questa fascia di popolazione che ha tassi di fumatori record.

Rispetto ad altri metodi per smettere di fumare, l’uso delle sigarette elettroniche è associato a maggiori possibilità di successo anche nelle persone che soffrono di disturbi mentali. Anche l’uso della vareniclina (un farmaco che interagisce con i recettori della nicotina nel cervello) e dei prodotti a tabacco riscaldato dà risultati simili ma il vaping è di gran lunga il metodo preferito da questo tipo di pazienti. A stabilirlo è uno studio appena pubblicato su Plos Mental Health dal titolo “Moderation of the real-world effectiveness of smoking cessation aids by mental health conditions: A population study”. Gli autori, molto noti nel mondo della ricercar sul vaping, sono tutti ricercatori del King’s College e dello University College di Londra, coordinati da Sarah Jackson del secondo ateneo.
Come noto, fra le persone con disturbi mentali non solo tassi di fumatori molto più alti rispetto al resto della popolazione ma anche modalità di fumo più intense. È quindi molto importante capire quali metodi per smettere di fumare sono efficaci per questa tipologia di fumatori. Questo studio osservazionale aveva quindi come scopo capire se nel mondo reale l’efficacia degli aiuti alla cessazione più popolari di differisce tra gli utenti con una storia di problemi di salute mentale e quelli senza.
I dati utilizzati sono quelli dell’indagine trasversale rappresentativa a livello nazionale condotta in mensilmente in Inghilterra Smoking Toolkit Study, relativi ai periodi 2016-17 e 2020-23. Hanno partecipato 5.593 adulti, 2.524 dei quali avevano una diagnosi di disturbo mentale. Tutti i partecipanti avevano fumato regolarmente nell’ultimo anno e avevano tentato di smettere almeno una volta sempre nei dodici mesi precedenti la rilevazione. Sono state prese in considerazione diverse variabili come altri aiuti usati e le caratteristiche sociodemografiche, livello di dipendenza dalle sigarette e caratteristiche del tentativo di cessazione.
Il primo dato che colpisce è che i partecipanti con problemi di salute mentale avevano probabilità significativamente maggiori di scegliere la sigaretta elettronica rispetto a quelli senza: 38,8% contro 30,7%. Gli altri strumenti che hanno registrato un maggior utilizzo nel primo gruppo di partecipanti sono: terapie sostitutive con nicotina con prescrizione medica (4,8% contro 2,7%) e siti web di auto-aiuto (4% contro 2,2%), mentre non vi erano differenze sostanziali per gli altri ausili. Lo studio rileva che, dopo aver considerato le variabili, coloro che utilizzavano prodotti da svapo, vareniclina o prodotti a base di tabacco riscaldato avevano probabilità significativamente più elevate di riuscire a smettere di fumare rispetto a coloro che non avevano utilizzato questi ausili. Non vi erano, invece, prove che l’uso di altri aiuti per la cessazione aumentasse le probabilità di successo o che la storia di condizioni di salute mentale dell’utente moderasse l’efficacia di qualsiasi aiuto.
L’uso di prodotti da svapare, vareniclina o prodotti a base di tabacco riscaldato nel tentativo di smettere di fumare – concludono quindi gli autori – è associato a probabilità significativamente maggiori di successo della cessazione, dopo gli aggiustamenti relativi all’uso di altri aiuti e potenziali fattori confondenti. Non c’erano prove che suggerissero che l’efficacia di qualsiasi aiuto per la cessazione differisse a seconda della storia delle condizioni di salute mentale dell’utente”. Una buona notizia. “I nostri risultati – afferma infatti Sarah Jackson – dovrebbero fornire rassicurazione alle persone con problemi di salute mentale che vogliono smettere di fumare, in quantp la loro condizione non deve necessariamente influenzare la scelta dell’aiuto per smettere di fumare”.

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