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“Una distinzione fondamentale in economia è quella fra un complemento e un sostituto”. Così Tim Worstall inizia il suo articolo intitolato “We are ruled by idiots” e pubblicato sul sito del think-tank Adam Smith Institute di cui è senior fellow.
Per esempio – spiega Worstall – spesso si afferma che la pornografia causi l’aumento di crimini sessuali: siamo primati e dunque tendiamo ad imitare quello che vediamo. Se questo fosse vero, la pornografia sarebbe un complemento al crimine sessuale: la prima contribuirebbe a causare il secondo. Nella realtà, però, succede esattamente il contrario: negli ultimi vent’anni i crimini sessuali sono diminuiti, mentre la pornografia, anche del tipo più osceno e avvilente, diventa di sempre più facile fruizione. Bisogna quindi concludere – continua l’autore – che in generale la pornografia sia un sostituto del crimine sessuale e non un suo complemento.
Cosa c’entra questo con la sigaretta elettronica? Moltissimo. Perché il secondo esempio di questo tipo di errore riguarda proprio questo settore. Dal 1 ottobre del 2015 nel Regno Unito è vietato ai negozianti vendere e-cigarettes o liquidi ai minori di 18 anni e agli adulti acquistare prodotti derivati dal tabacco o sigarette elettroniche per minori di 18 anni. Da questo si dovrebbe dedurre che le sigarette elettroniche sono un complemento al fumo di sigarette convenzionali (il vero problema).
Ma sempre Worstall riporta un nuovo studio condotto negli Usa, dove la vendita di e-cigs ai minori è vietata in 40 Stati. La ricerca della Yale School of Public Health indica che queste misure hanno avuto una conseguenza pericolosa e non voluta: l’aumento degli adolescenti che fumano sigarette convenzionali. Secondo i dati del National Survey on Drug Use and Health, infatti, dopo il divieto di vendita di e-cigs, nei 40 Stati i ragazzi fra i 12 e i 17 anni che fumano sono aumentati dello 0,9 per cento rispetto agli altri Stati.
La sigaretta elettronica, quindi, è un sostituto di quella convenzionale e dunque non dovrebbe essere vietata ai minori. “E dobbiamo allora concludere – chiosa Worstall – che siamo governati da idioti“. E se lo dice lui…
Qui l’articolo di Tim Worstall
