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Se l’Europa chiude gli occhi, in Francia i sostenitori del fumo elettronico sono nel pieno della propria potenza propulsiva. E pare con risultati abbastanza soddisfacenti. Prova ne sia l’appello firmato da 120 medici a sostegno della sigaretta elettronica, ma soprattutto la recente indagine a cura dell’osservatorio nazionale sulle droghe e tossicodipendenze sul numero di fumatori europei.
Tralasciando i dati francesi, che comunque dimostrano un costante calo dei fumatori da tre anni a questa parte, sono interessanti le cifre europee estrapolate Paese per Paese. Risulta così che l’Italia è al terzultimo posto nella classifica percentuale di cittadini fumatori (21 per cento). La graduatoria è, invece, condotta dalla Grecia (38 per cento), a cui seguono Bulgaria (35 per cento) e Croazia (33 per cento). Dopo l’Italia soltanto troviamo solo la Finlandia (19 per cento) e la Svezia (11 per cento).
Campagne antifumo, spot televisivi e appelli ministeriali parrebbero dunque essere un proficuo veicolo di trasmissione del messaggio. Girolamo Sirchia fu il primo ministro della Salute che fece qualcosa di concreto contro il fumo, dando il suo nome alla legge che dal gennaio 2005 vieta il fumo nei locali pubblici.
In dieci anni in Italia si è registrato un calo di fumatori del 6,5 per cento e del consumo di tabacco del 12,5. Dopo di lui molti si sono succeduti al dicastero della Salute, ma nessuno pare aver affrontato la questione con un piglio così deciso. Probabilmente è dovuto al fatto che Sirchia sia un medico e dunque più degli interessi politici ha scelto come priorità gli interessi dei cittadini e la loro salute.
Con Beatrice Lorenzin sembra che nuovamente vi sia una spinta verso l’informazione sui danni derivanti dal fumo. Si può dire tutto e il contrario di tutto in questi casi, dal conflitto d’interesse trasversale dello Stato al monopolio sulle licenze e sui tabacchi.
Certamente non si può negare che rilanciare prepotentemente la discussione sulla tossicità del fumo significa mettersi in contrasto con le quattro Big Tobacco. Che in Italia, come la cronaca insegna, sono molto potenti e ramificate. La speranza è che prima o poi qualche voce autorevole della politica riesca a cavalcare anche l’onda del fumo elettronico. Non in quanto dispositivo medicale, ma essenzialemente come strumento “neutro” di disassuefazione dal fumo. Probabilmente la molla su cui interventire potrebbe essere quella economica: posti di lavoro, microeconomie in movimento, introiti erariali. Vedremo cosa accadrà in sede di Legge di Stabilità, al netto degli interventi dei Tribunali.