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Chi riesce a smettere di fumare utilizzando la sigaretta elettronica ha molte meno possibilità di ricadere nel vizio del tabacco, rispetto a chi non la usa. È la conclusione di uno studio appena pubblicato sul British Medical Journal e sulla rivista Tobacco Control. Lo studio è stato condotto dal team di ricerca guidato del professor Lamberto Manzoli dell’Università G. D’Annunzio di Chieti, in collaborazione con professionisti dell’Istituto Superiore di Sanità, delle Asl di Chieti e Pescara, dell’Asr-Abruzzo e delle università di Milano, Torino, Catania, Parthenope di Napoli, Sapienza e Cattolica di Milano.
La ricerca rappresenta il follow up a 24 mesi del primo studio sulla efficacia e la sicurezza delle sigarette elettroniche e si tratta della prima al mondo ad avere dati su un periodo così lungo. I ricercatori hanno seguito per due anni adulti fra i 30 e i 75 anni dividendoli fra fumatori, utilizzatori di ecigarette e dual user, cioè quelli che fumano sigarette tradizionali e al contempo utilizzano quella elettronica. I risultati sono stati validati dall’esame dei livelli del monossido di carbonio e, ove possibile, dai database dei ricoveri ospedalieri.
Secondo questo studio, dunque, a 24 mesi dall’inizio dello studio il 61,1% degli utilizzatori di sigaretta elettronica continuava l’astinenza dal tabacco, mentre solo il 23,1% dei fumatori e il 26% dei dual users era riuscito a liberarsi dal vizio del fumo. Invece il tasso di coloro che hanno cessato sia l’uso della sigaretta elettronica che di quella tradizionale, il 18,8%, era simile in tutti e tre i gruppi presi in esame. L’uso esclusivo della sigaretta elettronica, conclude lo studio, può essere utile a chi smette di fumare per mantenere l’astinenza dal tabacco. L’uso contemporaneo della ecig e delle sigarette tradizionali, invece, non pare aumentare le possibilità di smettere con il fumo, ma può servire a ridurre il consumo di tabacco. I risultati dello studio, inoltre, non suggeriscono né un aumento né una riduzione del rischio di malattie per chi usa sigarette elettroniche, anche se – sottolinea Manzoli – “occorreranno almeno 5 anni di follow up per avere un quadro attendibile sulla sicurezza, poiché i danni del fumo si possono manifestare anche dopo diversi anni dalla cessazione”.
Fra i collaboratori alla ricerca ci sono Maria Elena Flacco, vincitrice del premio europeo quale miglior giovane ricercatore della Società Europea di Sanità Pubblica, Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto superiore di sanità, Roberta Siliquini, presidente del Consiglio Superiore di sanità e gli epidemiologi di fama internazionale Carlo La Vecchia, Stefania Boccia e Paolo Villari.