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di Stefano Caliciuri
Il vapore non è fumo. Ma a causa della scelta di definire “sigaretta” i vaporizzatori personali, si è creato un corto circuito da cui è difficile uscire. Le norme antifumo e le leggi sul tabacco si susseguono, con relativi – e giusti – divieti e restrizioni. Non è però concepibile che il vapore debba sottostare alle stesse norme del tabacco. Per un solo e semplice motivo: il vapore non è fumo; i liquidi non contengono tabacco; il vaporizzatore non brucia.
E’ molto semplice per un decisore fare di tutta l’erba un fascio, facendosi magari indirizzare da questo o quel gruppo di pressione. Fino ad oggi è andata sempre così. Per poter contare occorrono i numeri. Secondo i dati diffusi dall’Istituto superiore di Sanità i vapers in Italia sono oltre due milioni. Un numero certamente esiguo rispetto la quantità di fumatori, ma sicuramente sono oltre due milioni di testimonianze personali che, se convergenti, potranno incidere o perlomeno instillare il dubbio.
Sigmagazine si fa promotore di una petizione affinché i legislatori si rendano conto che c’è una massa critica che vuol dire la propria opinione. Non per partito preso ma in base alle esperienze di salute personali e con dati scientifici alla mano. In questi ultimi giorni stiamo intervistando tutti i parlamentari che hanno aderito all’intergruppo sulla sigaretta elettronica. Abbiamo notato che le indecisioni sono ancora molte, non c’è unità d’intenti e neppure chiarezza sul da farsi in materia fiscale nè sanitaria. La petizione sarà consegnata a loro per primi così da poter garantire una visione unitaria e d’insieme della comunità dei vapers, siano essi consumatori, produttori o rivenditori.
Firma e fai firmare, ogni contatto può essere importante per vincere e convincere. Perché il vapore non è fumo!