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“Non esiste alcuna giustificazione scientifica per proibire l’uso della sigaretta elettronica al chiuso”. Questa è la conclusione di una clip divulgata da Fontem Ventures che illustra e semplifica i risultati degli studi della multinazionale del tabacco sul rischio del cosiddetto “vapore passivo”. E i risultati sono chiari e semplici: non esiste alcun rischio per chi respira passivamente il vapore prodotto dall’uso della sigaretta elettronica, neanche se questo avviene in un luogo chiuso.
Per stabilirlo nel 2015 i ricercatori di Fontem Ventures hanno condotto uno studio in un piccolo ufficio chiuso e hanno misurato le sostanze chimiche rilasciate nell’aria dall’uso della sigaretta elettronica. Poiché l’aria contiene normalmente agenti chimici, i ricercatori hanno testato l’aria dell’ufficio prima, durante e dopo che dei volontari erano stati lasciati liberi di svapare a piacimento.
Le misurazioni hanno dimostrato che nell’aria non vi era alcun aumento di nicotina, il che non sorprende perché il 99% della sostanza viene assorbita dal vaper. I livelli di glicole propilenico, poi, erano oltre duemila volte inferiori alla soglia di sicurezza prevista dalla legge britannica per i luoghi di lavoro. La concentrazione di formaldeide, sostanza chimica cancerogena di cui ci siamo più volte occupati, era significativamente inferiore ai limiti indicati dall’Organizzazione Mondiale per la Salute, mentre la presenza di acetaldeide era presente in misura sedici volte inferiore ai limiti previsti dall’Unione europea. Addirittura la concentrazione nell’aria di queste due ultime sostanze dopo aver svapato era molto più bassa rispetto a quella che si rileva in una stanza in cui è stata lasciata accesa una candela profumata. Inoltre le particelle contenute nel vapore prodotto dalle sigarette elettroniche, si spiega nella clip, sono composte per il 73% da acqua e dunque evaporano nel giro di pochi secondi. Cosa significa tutto questo in termini di politiche per la salute pubblica? Molto semplicemente che il vapore passivo non esiste esiste e dunque non vi è nessuna motivazione scientifica per proibire l’uso delle sigarette elettroniche nei luoghi chiusi.