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Lo scopo della ricerca condotta da un team di medici francesi era quello di trovare dei dispositivi alternativi per la somministrazione di medicine tramite aerosol che fossero economici, comodi e facili da usare per i pazienti e allo stesso tempo in grado di produrre particelle di vapore molto piccole. Così la squadra guidata da Jérémie Pourchez, direttore aggiunto del Centre Ingénierie et Santé e responsabile del dipartimento “Biomateriali e particelle inalate” dell’Ecole des Mines di Saint-Etienne, ha pensato di sperimentare la capacità di somministrazione di broncodilatatori dei recenti sistemi elettronici per la somministrazione di nicotina (ENDS) ad alta potenza, più comunemente noti come vaporizzatori personali o sigarette elettroniche.
Per valutarne l’efficacia si è quantificata tramite cromatografia liquida e spettrometria di massa la somministrazione di solfato di terbutalina, un broncodilatatore utilizzato tramite inalazione per curare l’asma e la broncopneumopatia cronica ostruttiva. La conclusione dello studio, pubblicato su PubMed, è che gli ENDS di nuova generazione ad alta potenza sono molto efficienti nel produrre micro particelle vettori di molecole di medicinale, che mantiene una concentrazione costante indipendentemente dalla dimensione. I vaporizzatori personali – conclude la ricerca – si adattano inoltre molto bene alle necessità dei pazienti.
Il futuro della somministrazione dei medicinali, almeno per alcune patologie, è dunque nella tecnologia delle sigarette elettroniche? È una ipotesi già prospettata da molti esperti del settore, fra cui il professor Riccardo Polosa. E forse anche una parziale spiegazione del perché il vaping abbia tanti, agguerriti, avversari.