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di Barbara Mennitti
Non si arrendono in Australia i medici sostenitori della sigaretta elettronica. Lo scorso febbraio la Therapeutic Good Administration, l’agenzia regolatoria australiana per i prodotti farmaceutici e i dispositivi medici, pur consentendo invece la commercializzazione di quelli nicotine free, ha confermato il divieto di vendita e di possesso di liquidi contenenti nicotina. Una misura fortemente contestata dai fautori della riduzione del rischio, che chiedono invece che i fumatori abbiano facile accesso a prodotti che li possano aiutare a rompere la dipendenza dal tabacco.
Capofila dei medici pro ecig è Alex Wodak capo della Australian Drug Law Reform Foundation, grande sostenitore del principio di riduzione del rischio. “Nel campo della riduzione del rischio e della salute pubblica in particolare – ha dichiarato – è estremamente importante che gli strumenti riescano ad attrarre coloro che sono a maggiore rischio. Per questo ritengo che in una prospettiva di salute pubblica sia fondamentale avere una rete di vapers attiva costruita attraverso la capillarità dei negozi di sigarette elettroniche”.
Non getta la spugna nemmeno Colin Mendelsohn, professore associato presso la School of Public Health and Community Medicine presso l’Università del Nuovo Galles del Sud ed esperto di terapie contro il tabagismo. Ascoltato ieri da una commissione parlamentare ha sottolineato l’ingenuità della politica australiana sul tabagismo, che punta tutto sull’astinenza a discapito della seconda alternativa: la minimizzazione del danno. “La realtà – ha spiegato ai parlamentari – è che molti fumatori non vogliono o non riescono a smettere. Non possiamo semplicemente sacrificarli”.
La commissione parlamentare continuerà ad ascoltare i pareri degli esperti per valutare le differenze fra i prodotti da combustione e quelli elettronici, allo scopo di capire come vadano regolamentati. La speranza per tutti i sostenitori dell’ecig è che il governo australiano faccia sua l’esperienza e le politiche sanitarie del Regno Unito, a tutt’oggi il Paese più aperto nei confronti del vaping.