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Pod-mod, ritorno al passato o prodotto del futuro?

Sulla scia del grande successo degli Stati Uniti stanno arrivando sul mercato device piccoli, compatti, a cartucce monouso o ricaricabili ed adatte ad un tiro di guancia. Una moda passeggera o un prodotto destinato a durare nel tempo e a migliorarsi?

(tratto dalla rivista bimestrale Sigmagazine #10 settembre-ottobre 2018)

Anni fa dall’America iniziarono ad arrivare le prime ecig, modelli molto rudimentali se confrontati a quelli disponibili oggi ma funzionali al loro scopo: quello di riuscire a far smettere di fumare milioni di persone. Piano piano questi device hanno preso sempre più piede tra i consumatori fino a creare un mercato fiorente in continua evoluzione e espansione. Oggi come allora si sta assistendo all’arrivo, sempre dall’America delle famigerate pod-mod. Questo nuovo concept, già molto apprezzato Oltreoceano, ha le carte in regola per attecchire in pianta stabile anche qui in Europa? Si tratta di un prodotto piccolo, facile da usare, poco costoso e adatto a quasi la totalità dei consumatori e ne esistono di tutti i tipi: da quelle con il pulsante a quelle automatiche, da quelle a voltaggio fisso a quelle variwatt. Chiunque può trovare quella più adatta alle sue esigenze.
La pod-mod, altro non è che una derivazione delle cigalike che si trovavano in commercio non più di 10 anni fa: una batteria molto piccola (solitamente con una capacità intorno ai 400mah), alla quale è collegata una cartuccia – ricaricabile o precaricata – con resistenze superiori a 1ohm, contenente da 0,7 a 2 ml di liquido. Ma è proprio nelle pod-mod che si può notare il notevole salto avanti che si è fatto con le ecig negli anni. Il cartomizzatore ha lasciato spazio a una cartuccia in grado di dare molta più soddisfazione di quanta ne potesse mai dare il suo predecessore, mantenendo sempre il carattere che la contraddistingue. Questi device, infatti, sono in grado di raggiungere dimensioni molto piccole, caratteristica che li rende senza dubbio molto comodi e facilmente trasportabili, un fattore importante per tutti i consumatori che, venendo dalle sigarette, ricercano nella ecig qualcosa che sia in grado di soddisfarli senza però distanziarsi troppo – per perso e dimensioni – da quella che è la sigaretta tradizionale.
Le pod-mod sono destinate principalmente a uno svapo di guancia, perché le scarse capacità del serbatoio e della batteria, ovviamente, non consentono di sostenere un tipo di svapo polmonare. Le resistenze, con valori molto più alti rispetto a quelle a cui gli utenti sono stati abituati negli ultimi anni, sembrano quasi un passo indietro e non vi è da meravigliarsi del fatto che molti produttori consiglino liquidi ai sali di nicotina per i loro device – liquidi che amplificano l’effetto di hit dato dalla nicotina – in modo da riuscire a compensare questo aspetto. Purtroppo al momento i liquidi nic-salt sono molto rari da trovare e non vi è una grandissima scelta; è un po’ come se il mercato dei liquidi non sia ancora allineato con i prodotti che stanno uscendo.
Lo scarso hit dato da questo genere di device infatti è il primo punto che fa un po’ storcere il naso nell’utilizzarli. I device più conosciuti in America, infatti, utilizzano cartucce precaricate al 5 per cento di nicotina (50 mg/ml), concentrazione vietata in Europa in seguito all’entrata in vigore della Tpd che pone come tetto massimo un 2 per cento. Nonostante un liquido con più di 9 mg/ml pare essere in grado di appagare i vaper più virtuosi, un 20 mg/ml sarà in grado di soddisfare coloro che vogliono un buon hit, forte e deciso, o coloro che si affacciano per la prima volta a questo mondo e vogliono farlo con un prodotto del genere?
Come già detto in precedenza, la dimensione ridotta è il punto di forza di questo genere di device, ma molto spesso si traduce in una ecig incapace di seguire il vaper nell’arco della sua giornata. Molte case hanno cercato di ovviare a questo problema dotando le loro pod-mod di un caricabatterie portatile – molto simile a una power bank – o di una batteria maggiorata da agganciare a quella della mod. Naturalmente queste “modifiche” molto spesso vanificano la caratteristica della ecig di essere piccola e comodamente trasportabile, un rovescio della medaglia che comunque bisogna tenere in considerazione. Anche qui sembra di assistere ad un altro passo indietro, il consumatore dovrebbe avere due o tre pod-mod da alternare, per riuscire a coprire il suo fabbisogno giornaliero un po’ come si faceva con le eGo.
Ma nonostante tutto rimane comunque la consapevolezza che le pod-mod hanno aperto – o riaperto se si preferisce – il mercato a nuovi tipi di ecig, anche per quelle che derivano dal concetto di pod pur non essendo totalmente tali. Gli utenti le hanno apprezzate e il feedback è più che buono, a testimoniare il fatto che dopotutto il concept funziona, nonostante le perplessità che si possono sollevare a riguardo. Tirando le somme, le pod-mod sono un prodotto dedicato a chi vuole iniziare con la sigaretta elettronica – e ne cerca una di piccole dimensioni – e che strizza l’occhio anche a coloro che l’ecig già la usano. Un device forse in grado di soddisfare maggiormente in termini di resa dai primi ma in grado di farsi apprezzare anche dai secondi grazie a facilità di utilizzo e dimensioni molto compatte. Sicuramente è un prodotto molto interessante da seguire nella sua evoluzione perché ancora si trova a uno stadio iniziale. Tutto indica che si tratti di un prodotto che ha ancora molto da dire, vista la continua richiesta e il continuo ispirarsi ad esso da parte di molte case produttrici di ecig.

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