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Qualcuno in Europa ha paura della sigaretta elettronica

Pesante attacco del giornale Politico ai danni dell'iniziativa europea volta a raccogliere le firme per far uscire il vaping dalla direttiva tabacchi.

Non è ancora iniziata la raccolta firme per l’Iniziativa dei Cittadini Europei denominata Vaping is Not Tobacco, volta a chiedere una legislazione europea sul vaping separata da quella sul tabacco, che già si manifestano le prime voci volte a mettere in dubbio l’iniziativa.
Ed è dalle colonne dell’edizione europea del giornale online Politico che assistiamo al primo tentativo di delegittimazione in un articolo di Katie Jennings dal titolo: Big Tobacco’s push for Big Vape. Già dalle domande poste a Dustin Dahlmann (portavoce dell’iniziativa) ed al sottoscritto (portavoce vicario), sostanzialmente incentrate sul ruolo di Imperial Tobacco, invece che sul contenuto dell’iniziativa, si capiva la direzione che avrebbe preso l’articolo. Quindi, vista la presenza di Valerio Forconi in rappresentanza del Belgio e dipendente di Imperial Tobacco (che ha contribuito con 10.000 euro allo sviluppo della piattaforma software dell’Iniziativa) e di Dustin Dahlmann, rappresentante dell’associazione tedesca BfTG, anche il sottoscritto doveva per forza essere dipinto come rappresentante delle “national vaping industries associations”. Addirittura, in una versione a pagamento dell’articolo scriveva: “Giacomello is president of the italian vaping association Vapitaly”. Ci sono volute varie mail per chiedere di rettificare quanto scritto, ma l’unico risultato è stato togliere la parola “associazioni” – avevo fatto presente alla Jennings che le associazioni non avrebbero tollerato queste sue affermazioni – e quindi ha rettificato in: “Giacomello represent vaping industry interests in Italy”, cosa altrettanto non vera. Non poteva d’altronde la giornalista ammettere che non ho mai rappresentato le associazioni delle aziende del settore – il mio lavoro è sempre stato con le associazioni dei consumatori – in quanto l’intero teorema su cui è basato l’articolo, sarebbe crollato come un castello di carte. Inoltre, la stessa Commissione Europea le aveva chiarito che l’iniziativa era più che legittima. Anche sulla parte scientifica, l’articolo è fortemente sbilanciato, intervistando soltanto un esperto di malattie tropicali che critica l’approccio inglese al vaping, senza dare voce a Public Health England che sta ottenendo grandi risultati nella lotta al tabagismo proprio grazie al Vaping. Non sorprende comunque scoprire che c’è chi preferisce mantenere il vaping all’interno della legislazione sul tabacco. Una legislazione che sicuramente ha favorito la discesa in campo delle big – abituate a relazionarsi con le agenzie dei monopoli – ed ha creato qualche difficoltà ai piccoli imprenditori. Lo stesso commissario alla salute Andriukaitis, ha detto che ritiene “ridicolo” il fatto che il vaping possa aiutare a smettere di fumare; anche se, difficilmente sarà ancora presente in quel ruolo al momento della revisione della TPD. Molti altri detrattori emergeranno con il tempo, ma dovremo fare del nostro meglio per veder riconosciuto il diritto di avere una legislazione basata su evidenze scientifiche e non su leggende metropolitane.
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