L'attualità quotidiana sulla sigaretta elettronica

Sigarette elettroniche, contaminazione più bassa del tabacco

A rimettere in prospettiva l'allarme sulla presenza di funghi e batteri nelle e-cig è lo stesso autore dello studio, David Christiani.

Dell’ultimo allarme sulle sigarette elettroniche – quello relativo alla presenza di funghi e batteri nei liquidi di ricarica – ci siamo già occupati, lasciando la parola a Massimo Caruso della Lega italiana antifumo. Il biologo catanese rimetteva il pericolo in prospettiva, sottolineando come in letteratura scientifica non fossero riportati i casi di repentine infezioni microbiche dovute all’uso di e-cig. Ora è lo stesso autore dello studio a dare un metro di paragone ai risultati della sua ricerca, riportati spesso dai media in termini perentori come l’ennesima condanna nei confronti del vaping.
A sentire David Christiani della School of Public Health di Harvard è stata Wbur, l’emittente radiofonica della Boston University, un media senza dubbio attendibile. L’autore della ricerca – che, è bene sottolinearlo, ha esaminato esclusivamente e-liquid venduti sul mercato americano – ha evidenziato come il principale fattore di incertezza sia l’assenza della standardizzazione della produzione dei liquidi. E infatti quando gli è stato chiesto qual era il suo messaggio per il pubblico, ha risposto che si trattava di una esortazione per il consumatore a fare attenzione a quello che acquista, tenendo presente che sta inalando materiale che in alcuni casi contiene contaminazioni chimiche e biologiche che possono causare infiammazioni e danni alle vie aeree.
Ma Christiani ha specificato “che questo accade con a livelli molto più alti di quelli che abbiamo misurato in questo caso. Ma le contaminazioni sono comunque presenti e non sappiamo gli effetti che l’uso prolungato e ripetuto della sigaretta elettronica potrebbe avere sui polmoni di qualcuno”. Alla domanda specifica su quale sia il livello di rischio per gli utilizzatori delle sigarette elettroniche, l’autore della ricerca ha spiegato: “Quelli rilevati da noi sono livelli di esposizione bassi – più bassi di quelli presenti nei prodotti del tabacco, nelle sigarette tradizionali o negli ambienti professionali. Quindi è un livello di esposizione piuttosto bassa”.
Non c’è certezza nemmeno sulle cause, se si tratti di un problema legato alle procedure di produzione o se la contaminazione sia inevitabilmente legata ai materiali usati. “Non sappiamo ina quale fase accada la contaminazione”, ha dichiarato Christiani. “L’unica cosa che possiamo dire è che abbiamo esaminato due diversi tipi di materiali: cartucce precaricate e liquido di ricarica. Le prime avevano un livello di contaminazione più alto del secondo”. L’autore azzarda anche una ipotesi sul motivo: “Le cartucce usano wick in cotone e sappiamo da studi precedenti che si tratta di un materiale pesantemente contaminato da endotossine. Quindi il problema potrebbe essere la wick”.
Insomma, ci sono ancora molti dubbi e poche certezze. Fra queste che il livello di esposizione a funghi e batteri tramite l’uso della sigaretta elettronica è molto basso ed è sicuramente minore a quello delle sigarette tradizionali. Quindi anche in questo campo, l’e-cigarette si conferma uno strumento che riduce il danno del fumo.

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