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Lo Stato della North Carolina contro Juul: fa marketing sui minorenni

Il procuratore generale Stein porta in tribunale l'azienda californiana, cavalcando l'onda anti vaping negli Usa.

Ancora problemi negli Stati Uniti per Juul Labs, l’azienda californiana che detiene la più grande fetta del mercato americano della sigaretta elettronica. Dopo la causa intentata in Florida dai coniugi Nessmith, che accusano di Juul di aver minimizzato il rischio di sviluppare una dipendenza da nicotina utilizzando la pod-mod, a portare in tribunale l’azienda è lo Stato della Carolina del Nord. L’accusa è quella di aver cercato deliberatamente i suoi clienti fra i più giovani. “Il risultato – ha dichiarato il procuratore generale della North Carolina, Josh Stein, ripetendo il mantra degli ultimi tempi – è che il vaping è diventato un’epidemia fra i minorenni“.
Stein ha usato toni forti, sostenendo che le pratiche di marketing di Juul sono non solo avventate, ma addirittura illegali. “Ho intenzione di mettere fine a tutto questo – ha affermato – non possiamo permettere che un’altra generazione di giovani diventi dipendente dalla nicotina“. Stein accusa anche l’azienda di aver minimizzato il pericolo  dalla nicotina contenuta nelle sue pod, spiegando che “una pod di Juul è così forte che contiene quasi il triplo della concentrazione consentita in molti Paesi anche per gli adulti“. Negli Stati Uniti, infatti, non esiste il limite dei 20 ml sulla concentrazione di nicotina imposto in Europa. Anche se la settimana scorsa, il responsabile europeo di Juul, Grant Winterton, ha dichiarato l’intenzione di chiedere un innalzamento di questo limite.
Juul si è difesa in un comunicato ufficiale, sostenendo di condividere le preoccupazioni di Stein e di essere infatti l’azienda che ha messo in atto le azioni più aggressive per combattere l’utilizzo dell’e-cig da parte dei minori. Lo scorso novembre, infatti, ha ritirato tutte le pod con aromi diversi da tabacco e mentolo dai cosiddetti “convenience store”, lasciandole disponibili solo per la vendita online e nei negozi specializzati. Ha inoltre chiuso i suoi account su Facebook e Instagram e investito un un sofisticato sistema di verifica dell’età sul suo sito.
Misure che, chiaramente, non devono aver impressionato più di tanto il procuratore generale Stein, che pare deciso a cavalcare l’onda montante negli Stati Uniti, che vede nella diffusione della pod-mod di Juul un pericolo per le nuove generazioni.

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