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Sigarette elettroniche, quarto Stato Usa vieta gli aromi: al via azioni legali

La psicosi da e-cig ha colpito le amministrazioni statali e cittadine che ormai sono letteralmente alla mercé dell'impulso. Intanto le associazioni di categoria annunciano battaglia in Tribunale.

La confusione è grande sotto il cielo americano. A cominciare dai numeri della crisi di malattie polmonari che sta causando il panico non solo negli Stati Uniti. Solo qualche ora fa, intervenendo al Gtnf a Washington, una fonte ufficiale come Mitch Zeller, direttore del Center for tobacco products della Food and Drug Administration, ha parlato di 530 casi e 7 decessi confermati. Se però si visita il sito del Centres for disease control and prevention (Cdc), l’organismo di controllo sulla sanità pubblica che insieme all’Fda sta conducendo le indagini sulle malattie, questi numeri lievitano. In un documento aggiornato ieri, il Cdc riporta 805 casi e 12 decessi, con un asterisco che spiega che l’incremento delle ultime settimane è dovuto sia a nuovi ricoveri che a eventi passati riportati soltanto ora. Solo addentrandosi nei meandri del documento, si capisce il motivo di questa discrepanza: in attesa che le autorità sanitarie dei singoli Stati li esaminino, il Cdc ha scelto di classificare insieme i casi confermati e quelli probabili.
La diversa gestione della crisi da parte delle due istituzioni non si ferma qui. Pur affermando di non aver ancora identificato la sostanza causa della malattia, l’Fda, nelle informazioni al consumatore, dedica ampio spazio ai prodotti contenenti Thc e acetato di vitamina E, spiegando che sono stati trovati in molti dei campioni analizzati. “Anche se l’Fda non ha al momento l’Fda non ha abbastanza elementi per concludere che l’acetato di vitamina E è la causa delle malattie polmonari di questi casi – si legge – l’agenzia ritiene che sia prudente evitare di inalare questa sostanza”. Il Cdc, invece, riporta la questione Thc in maniera meno evidente e continua a raccomandare agli utilizzatori “di considerare di evitare l’uso di sigarette e elettroniche e prodotti del vaping, finché non si sa di più”. In un secondo momento è comparsa una ulteriore raccomandazione: “Se siete adulti e utilizzare le e-cigarette con nicotina per smettere di fumare, non tornate a fumare le sigarette tradizionali”. Come a dire: noi dovevamo raccomandarvelo…
In questo clima incerto, si moltiplicano le iniziative a livello locale. Dopo New York, il Michigan e il Massachusetts anche il governatore dello Stato di Rhode Island, Gina Raimondo, ha firmato un’ordinanza per vietare la vendita di liquidi per sigarette elettroniche con gusti diversi dal tabacco. L’Ohio e Washington sembrano pronti a prendere misure analoghe, mentre Andrew Cuomo, il governatore di New York, si è convinto a rincarare la dose e a proibire anche i liquidi al mentolo, in un primo momento esclusi dal divieto. Intanto, inutile anche dirlo, le sigarette di tabacco rimangono indisturbate sugli scaffali. Ma niente paura, il Cdc ha raccomandato agli ex fumatori che usano l’e-cigarette di non tornare a fumare!
Associazioni di produttori e negozianti si stanno organizzando per sfidare in tribunale le decisioni dei governatori, chiedendo che siano annullate le ordinanze di divieto. Il 24 settembre è stata presentata alla Corte suprema dello Stato di New York la denuncia della Vapor Technolgy Association contro Cuomo, mentre è per ora un singolo negoziante di Houghton, Marc Slis, a denunciare il governatore Whitmer del Michigan. I parlamentari, dal canto loro, non vogliono fare la figura di quelli che rimangono con le mani in mano. Il presidente della commissione parlamentare per le politiche economiche e dei consumatori, Raja Krishnamoorthy, ha inviato ieri una lettera a quattro aziende, Fontem Ventures, Japan Tobacco International, Reynolds American e Njoy, chiedendo “rispettosamente ma fermamente”, di seguire l’esempio di Juul Labs, che martedì scorso ha annunciato l’intenzione di cessare qualsiasi attività pubblicitaria.
Su tutto questo, incombe l’iniziativa del Ministro della salute e dell’Fda preannunciata da Ned Sharpless, che potrebbe togliere dal mercato tutti i liquidi aromatizzati almeno fino a che i produttori non avranno richiesto e ottenuto l’autorizzazione alla commercializzazione. Nel bollettino di guerra che proviene ormai quotidianamente dagli Stati Uniti, non mancano le voci che richiamano alla ragionevolezza. “Imporre un qualsiasi divieto sui prodotti per il vaping, lasciando il tabacco combustibile sul mercato, non ha senso da una prospettiva di salute pubblica”, ha commentato a Politico Leo Beletsky, docente di Law and Health Science alla Northeastern University del Massachusetts. Ma in tutto questo baccano, diventa difficile che il buonsenso riesca a farsi sentire.

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