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Dopo il putiferio della settimana scorsa e le aspre critiche per come aveva comunicato i recenti casi di malattie polmonari, l’americano Centres for disease control and prevention (Cdc) ha rilasciato una dichiarazione per il pubblico, mettendo in guardia i consumatori dall’utilizzare le sigarette elettroniche per inalare sostanze ottenute da canali illegali. “Chiunque usi prodotti per e-cigarette – si legge nella dichiarazione firmata da Robert Redfield e Ned Sharpless, rispettivamente direttore di Cdc e commissario della Food and drug administration – non deve acquistare questi prodotti sulla strada (per esempio prodotti per sigarette elettroniche contenenti Thc o altri cannabinoidi) e non deve modificare questi prodotti o aggiungervi sostanze diverse da quelle previste dal produttore”. Il comunicato continua sconsigliando l’uso delle sigarette elettroniche, di qualsiasi tipo, ai minori, alle donne incinte e agli adulti non fumatori.
Naturalmente le indagini sono ancora in corso e le due istituzioni sanitarie si stanno coordinando con le rispettive autorità locali per raccogliere dati e dettagli sui casi incriminati. Ma appare sempre più chiaro un elemento comune. “In molti casi – si legge nella dichiarazione – i pazienti hanno riferito di aver utilizzato prodotti per sigarette elettroniche contenente tetraidrocannabidiolo (Thc)”. Dunque un uso improprio, con prodotti impropri e illegali, di uno strumento destinato ai fumatori che vogliono smettere di fumare.
A suggerirlo, oltre alla singolare concentrazione geografica dei casi a fronte di milioni di svapatori in tutto il mondo, anche un documento ufficiale del Joint Health Advisory di Alameda County and City of Berkeley, datato 22 agosto 2019. In questo report due ufficiali sanitari, Erica Pan e Lisa B. Hernandez, descrive di 20 casi registrati in California dal giugno precedente di adulti con malattie polmonari. “Una esperienza comune riportata dai pazienti è di aver svapato cannabis o oli di cannabidiolo (Cbd)”. E, a differenza dei comunicati del Cdc, il documento californiano è chiaro fin dal titolo: “Gravi malattie polmonari acute associate alla vaporizzazione di cannabis e olio di cannabidiolo”. Insomma, anche questa volta non sembra fuori luogo pretendere dalle istituzioni sanitarie maggiore prudenza, prima di lanciare messaggi fuorvianti o perlomeno incompleti.