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Public Health England: ecco perchè la sigaretta elettronica riduce del 95% i danni del fumo

Un dato delle istituzioni sanitarie britanniche che nessun detrattore del vaping è riuscito a confutare con evidenze scientifiche.

Nel 2015, Public Health England, l’agenzia del Ministero della salute britannico, pubblicò una revisione sulla sigaretta elettronica, mettendo nero su bianco che il suo uso riduceva il danno da fumo del 95 per cento. Questa, ribadita di anno in anno dalla stessa Phe, è ancora l’unica stima fornita da una autorità sanitaria pubblica sulla riduzione del danno del vaping per i fumatori. Nessuno negli anni ha fornito evidenze scientifiche che la confutassero, ed è il dato al quale, nei momenti di buriana mediatica come quello che stiamo vivendo, si attaccano gli svapatori, quasi come naufraghi in una tempesta di disinformazione.
Come si è arrivati a questo dato impressionante, lo spiegavano in una nota di accompagnamento del poderoso lavoro (113 pagine totali), i due autori principali della revisione, la professoressa Ann McNeill e il professor Peter Hajek, rispettivamente del King’s College e della Queen Mary Univestity, entrambi di Londra. Per dare un’idea del lavoro, partiamo dalla bibliografia della revisione, che conta 182 voci. Cioè i ricercatori hanno analizzato 182 fra studi, analisi, ricerche e articoli autorevoli riguardanti la sigaretta elettronica, praticamente tutto quello che la letteratura scientifica offriva a quei tempi.
E hanno concluso che la sigaretta elettronica è del 95 per cento più sicura del fumo, basandosi sul fatto che:

  • le componenti del fumo di sigaretta che danneggiano la salute – compresi i cancerogeni – sono o totalmente assenti nel vapore dell’e-cigarette o, se presenti, sono perlopiù in quantità inferiori al 5 per cento rispetto a  quanto riscontrato nel fumo (la maggior parte al di sotto dell’1 per cento e ben sotto i limiti di esposizione professionale)
  • le principali sostanze chimiche presenti esclusivamente nelle sigarette elettroniche non sono state associate con nessun rischio serio

Gli autori ammettono anche che alcuni aromi e componenti delle sigarette elettroniche potrebbero porre rischi nel lungo periodo. “Riteniamo – scrivono – che il rischio residuo del 5 per cento sia una stima prudente che copre questa incertezza”. Dunque, come spesso sottolineato, il 5 per cento di rischio è una stima prudenziale, che tiene conto di eventuali danni che si sarebbero potuti identificare nell’uso a lungo termine. “In base alle evidenze – concludono gli autori – non vi è dubbio che i fumatori che passano al vaping riducano drasticamente il rischio per la salute”.
La nota raccomandava anche di continuare con le ricerche e i monitoraggi per verificare l’emergere di nuovi rischi. Che è esattamente quello che Public Health England ha fatto nel corso di questi anni, senza che venisse mai fuori niente che facesse cambiare questa percentuale.
Ed infatti anche oggi, con metà del mondo impazzito per i casi di malattie polmonari negli Usa, l’agenzia britannica continua a sostenere la sigaretta elettronica. “Il nostro parere sulle sigarette elettroniche – comunicava pochi giorni fa – rimane immutato: il vaping non è completamente esente da rischi ma è molto meno dannoso del fumo di tabacco. In nessuna circostanza è meglio per la salute continuare a fumare che passare al vaping”. Perché il vaping riduce il rischio del fumo del 95 per cento. Un dato che finora nessun detrattore della sigaretta elettronica, per quanto agguerrito, è riuscito a confutare con le evidenze scientifiche.

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