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Sigarette elettroniche, la riduzione del danno da fumo è un diritto umano

Il nuovo documento del Gsthr lancia un appello all'Oms: è necessario un cambiamento di strategia per salvare i fumatori.

Si intitola “La riduzione del danno da tabacco e il diritto alla salute” il nuovo documento appena pubblicato dal Global State of Tobacco Harm Reduction (Gsthr), che ogni due anni redige un importante rapporto che fotografa la situazione delle politiche di riduzione del danno a livello mondiale. Il responsabile dell’intero progetto, finanziato dalla Foundation for a Smoke-Free World, è lo scienziato britannico Gerry Stimson, professore emerito dell’Imperial College di Londra. Il documento che vede la luce oggi è, invece, redatto da Ruth Goldsmith con la collaborazione di Harry Shapiro.

Partendo dall’assunto enunciato quasi cinquant’anni fa dal professor Mike Russel – “Le persone fumano per la nicotina ma muoiono per il catrame” – l’autrice ricorda come la nicotina, che tiene i fumatori dipendenti da un’abitudine che fa 8 milioni di morti all’anno, di per sé, non sia cancerogena. “È ampiamente accettato – scrive il britannico Royal College of Physicians – che qualsiasi rischio a lungo termine derivato dalla nicotina, sarà minimo se paragonato ai rischi di continuare a consumare tabacco”. Da qui, la promozione da parte del Gsthr della strategia di riduzione del danno attraverso i nuovi strumenti come la sigaretta elettronica, lo snus e il tabacco riscaldato, visto che i tradizionali prodotti a base di nicotina o le medicine non hanno incontrato il favore sperato nei fumatori.

La riduzione del danno – spiega Goldsmith – è un insieme di politiche, regolamentazioni e azioni pragmatiche che o riducono i rischi per la salute fornendo prodotti e sostanze in una forma più sicura, o incoraggiano comportamenti meno rischiosi. La riduzione del danno non si concentra esclusivamente sullo sradicamento dei prodotti o dei comportamenti”. Per gli oltre un miliardo di fumatori in tutto il mondo, continua il documento, la riduzione del danno da tabacco è anche un diritto umano, in quanto interseca il diritto alla salute, riconosciuto da trattati e carte internazionali. “Milioni di persone – scrive l’autrice – ogni giorno fumano tabacco per consumare nicotina. Oggi ci sono diversi modi notevolmente più sicuri per consumare nicotina. Chi fuma ha il diritto di accedere a informazioni precise e ai prodotti che possono aiutarlo”. Un’istanza che diventa particolarmente urgente per i Paesi a basso o medio reddito, dove il fumo è più diffuso.

Un approccio che, però – ricorda il documento – non è condiviso dall’Organizzazione mondiale di sanità che, nel suo ultimo report del 2019, descriveva la riduzione del danno come “una strategia manipolativa dell’industria del tabacco”, tesa a “disinformare e fuorviare i consumatori e confondere i governi”, mettendo a rischio “le vere iniziative di assistenza alla cessazione del tabacco”. L’Oms, insomma, rimane ancorata all’imperativo “smetti o muori”, arrivando addirittura a stigmatizzare, se non criminalizzare, il fumatore, invece di andargli incontro. E questo nonostante la riduzione del danno sia contemplata nella carta del 2005 della Convenzione quadro per il controllo del tabacco dell’organizzazione.

Alla luce di questo, il Gsthr chiede all’Oms un’inversione di rotta, “incorporando una strategia che – sulla carta – già sostiene”. Per farlo, ricorda l’autrice, è necessario un approccio razionale alla nicotina, il cui rifiuto “è basato più su costruzioni morali e ideologiche che su preoccupazioni sanitarie fondate su dati clinici”. Ma gli strumenti di riduzione del danno da tabacco possono realizzare il loro potenziale solo se saranno inseriti nei programmi contro la crisi sanitaria causata dal tabacco, senza più essere soggetti a regolamentazioni e decisioni derivate da notizie allarmistiche o ricerche con errori evidenti. Ci sono in gioco, conclude l’autrice, un miliardo di vite. Quelle dei fumatori.

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