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“Da antiproibizionista sostengo tutto ciò che allevia sofferenza e dipendenza”

Rita Bernardini (partito radicale) interviene nel dibattito sulla riduzione del danno associata all'utilizzo della sigaretta elettronica. E spinge affinché venga introdotta anche nelle carceri.

Sostengo e ho sempre sostenuto il vaping, pur non essendo un’ottima testimonial, ma sono fondamentalmente antiproibizionista e quindi favorevole alla riduzione del danno. Potete immaginare che quindi mi trovo nel pieno delle idealità che ci ha trasmesso nella testimonianza della sua vita Marco Pannella con le battaglie contro il proibizionismo sulle sostanze stupefacenti, chiedendo una regolamentazione. La cosa che mi ha fatto sempre piacere delle persone che ho conosciuto che si occupano del vaping è che hanno sempre voluto una regolamentazione. Ma una regolamentazione che non li stritolasse, come purtroppo è avvenuto per un lungo periodo in cui tutti i produttori di sigarette elettroniche e tutti i negozi non ce la facevano ad andare avanti per la tassazione altissima dei liquidi che si mettono dentro le sigarette elettroniche. Quindi riduzione del danno, che è indubitabile, perché parliamo di qualcosa che non è combustione. Fra l’altro, occupandomi in particolare della legalizzazione della marijuana – e non dimentichiamo che nel nostro Paese ci sono cinque milioni di consumatori, molti dei quali la usano anche a scopo terapeutico – penso che poterla assumere, anziché attraverso la combustione dello spinello, attraverso il vaporizzatore, dà tutti gli effetti benefici ed elimina i rischi che ci sono nella combustione.

Rita Bernardini in occasione della manifestazione nazionale operatori sigarette elettroniche

Alcuni anni fa a Voghera, credo per bontà della direzione del carcere, era stata offerta ai detenuti la possibilità di usare la sigaretta elettronica. Addirittura, quando andavamo in carcere in visita, trovavamo sia i detenuti che gli agenti che svapavano tranquillamente. Ma poi tutto questo è cambiato. In seguito siamo riusciti a convincere l’allora capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Santi Consolo a fare una circolare per diffondere l’uso della sigaretta elettronica in tutte le carceri. Perché ricordiamo che lì il problema del fumo passivo è veramente molto pesante. Nonostante anche il parere positivo del Ministero della Salute, purtroppo fino ad oggi non è stato possibile realizzare questo progetto, perché c’era il problema di caricare la sigaretta, quello dei liquidi che non potevano essere consegnati ai detenuti. L’unica soluzione sarebbe stata quella della sigaretta elettronica usa e getta, insomma, come quella che ho io qui, che equivale grosso modo ad un pacchetto di sigarette e dura una giornata intera.
Insomma, adesso la soluzione c’è, ci sono sigarette elettroniche che non hanno bisogno di essere ricaricate, che hanno già il liquido al loro interno e quindi sono superati tutti i problemi che venivano fatti dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria nei confronti di questa alternativa al fumo. Recentemente, proprio a Voghera, c’era un detenuto che aveva la prescrizione del medico di utilizzare la sigaretta elettronica e aveva chiesto al direttore dell’istituto di poterla usare. Ma non c’è stato niente da fare. Purtroppo era un tabagista e ha dovuto continuare a fumare sigarette con grave rischio per la sua salute. Io credo che in Italia, vista la disinformazione che c’è su questo tema, occorra fare il modo che si passi dal milione e mezzo di consumatori, alle cifre molto superiori che invece si registrano in Gran Bretagna o in Francia. Perché questo significa che molti fumatori di tabacco saranno passati ad un modo di assumere la nicotina sicuramente meno pericoloso. E questa è la riduzione del danno. Dobbiamo fare il modo che le informazioni passino e sono particolarmente felice che Radio Radicale sia sempre molto attenta a diffondere tutto quello che accade a livello di convegni e seminari sulla sigaretta elettronica.

(tratto dalla rivista Sigmagazine #21 luglio-agosto 2020)