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SVAPOWORLD – Notizie internazionale dal 27 febbraio al 5 marzo

Ancora (dis)informazione da copia-incolla: al centro delle polemiche il caso Evali e una ricerca sugli effetti della e-cig sul diabete. Ma celeri arrivano le smentite.

UsaStudio: l’onda lunga della cattiva informazione su sigarette elettroniche e caso Evali
Che sia consapevole disinformazione legata a interessi lobbistici concorrenti, o informazione sensazionalistica mirata a collezionare audience a scapito della correttezza, o ancora informazione approssimativa dovuta a scarsa competenza dei giornalisti chiamati a coprire il tema del vaping, le cattive notizie riguardo alle sigarette elettroniche contribuiscono in maniera determinante a creare un clima di sospetto che, alla fine, si ritorce contro la salute pubblica. Una considerazione di buon senso che ora è avvalorata anche da uno studio scientifico americano che ha affrontato il caso per eccellenza, quello delle malattie Evali. È quello realizzato da un gruppo di ricercatori della Rutgers University e del Roswell Park Cancer Institute, coordinati da Olivia A. Wackowski, che ha voluto esaminare la consapevolezza, la conoscenza e l’impatto percepito sui fumatori di Evali sul loro interesse per la sigaretta elettronica circa 16 mesi dopo il suo picco. Lo studio è intitolato “Over 1 year later: smokers’ EVALI awareness, knowledge and perceived impact on e-cigarette interest” ed è stato pubblicato su Tobacco Control. Fra gennaio e febbraio 2021 i ricercatori hanno esaminato oltre mille fumatori adulti, chiedendo loro se avessero sentito parlare di Evali, se ne conoscessero le cause e se la malattia avesse avuto un impatto nel loro interesse a usare l’ecigarette in futuro. I risultati sono stati sconsolanti. Il 54% dei fumatori aveva sentito parlare di Evali. Fra questi, il 37,3% riteneva che la sua principale causa fosse la sigaretta elettronica usata per svapare nicotina. Solo il 16,6% credeva che la malattia fosse causata principalmente da prodotti per la vaporizzazione di marijuana e Thc, mentre il 20,2% non sapeva. Ad aver sentito che l’acetato di vitamina E era associato ad Evali era il 29% e più della metà, il 50,9%, affermava che la malattia li rendeva meno interessati a usare l’e-cig in futuro. L’approfondimento sulla ricerca nell’articolo di Sigmagazine.

I danni della disinformazione sulle sigarette elettroniche: il caso Evali

 

UsaStudio: e-cig e diabete, cortocircuito mediatico e limiti della ricerca
Uno dei casi di cortocircuito mediatico arriva fresco fresco ancora dall’America. Uno studio pubblicato  sull’America Journal of Preventive Medicine stabilisce che gli utilizzatori di sigaretta elettronica hanno un rischio di sviluppare il prediabete (cioè l’iperglicemia) del 22% superiore rispetto a chi non svapa. Valore che cala al 12% per chi ha ne ha cessato l’utilizzo. Tempo fa, in un intervento pubblicato sul sito dell’Associazione medici diabetologi, l’ex presidente della Società italiana di tabaccologia Vincenzo Zagà specificava che fumare aumenta il rischio di sviluppare il diabete del 44%. Il dato da evidenziare dovrebbe essere, quindi, che la sigaretta elettronica dimezza il rischio di patologia diabetica rispetto al fumo tradizionale. D’altronde si tratta di uno strumento di riduzione del danno destinato proprio ai fumatori. E invece l’informazione si è mossa al contrario: i media statunitensi, seguiti a ruota da quelli italiani hanno messo in grande evidenza esclusivamente il rischio legato al vaping. Su Sigmagazine l’approfondimento della questione, con il dibattito che ne è scaturito nella comunità scientifica e le critiche rivolte non solo alla comunicazione ma anche a diversi aspetti dello studio.

Sigarette elettroniche e prediabete, tutti i limiti di uno studio americano

 

SveziaPolemiche per la nuova tassa sul tabacco: penalizza i consumatori del meno dannoso snus
Polemiche in Svezia per la proposta di una nuova tassa sul tabacco che penalizzerebbe gli utilizzatori di un’altra alternativa alla sigaretta tradizionale molto diffusa in Scandinavia: lo snus. La proposta, ora in discussione e che riguarda anche gli alcolici, prevede per quanto riguarda il tabacco un aumento dell’accisa del 3% a partire dal 1° gennaio 2023 e di un ulteriore punto percentuale dal 2024. In seguito, l’imposta sarà ricalcolata annualmente in base alle variazioni dell’indice dei prezzi al consumo. Tale aumento inciderà nelle stesse percentuali anche sullo snus, che come la sigaretta elettronica è considerato uno strumento molto meno dannoso della sigaretta tradizionale in quanto, nell’assunzione del prodotto, manca la combustione. Senonché in Svezia il prezzo delle sigarette di tabacco è di gran lunga il più basso in tutta la Scandinavia e, questa è la posizione dei critici, l’aumento della tassa penalizzerebbe sui consumatori di snus senza davvero incidere sul relativamente basso costo dei pacchetti di bionde. Attualmente, in Svezia un pacchetto di Marlboro costa 67 corone (6 euro e 30 centesimi). Con la nuova tassa il prezzo salirebbe a 70 corone (6 euro e 60 centesimi): la metà, ad esempio, di quel che pagano i norvegesi. Per questo, produttori e consumatori di snus e sostenitori delle politiche di riduzione del danno accusano il governo di aver elaborato una proposta di tassa sul tabacco che va contro gli obiettivi di salute pubblica.

 

EgittoLa lotta al fumo passa attraverso l’aumento del prezzo delle sigarette tradizionali
Passa dall’aumento del prezzo delle sigarette combustibili (e non dalla promozione del vaping) la lotta egiziana contro il tabagismo. Nel mirino le produzioni più popolari, con l’obiettivo di preservare le fasce economicamente più deboli della popolazione. In azione la Eastern Co. of Egypt, la Compagnia orientale egiziana, che ha aumentato il prezzo per dieci marche di “bionde”: un aggravio compreso tra l’equivalente di i 0,70 e ,1,50 dollari, a seconda del tipo. Eastern Co., oltre ad avere un nome fascinoso che rimanda ai tempi avventurosi dei commerci con l’Oriente, è anche il più grande produttore di tabacco in Egitto. La società è più che centenaria: venne fondata il 12 luglio 1920 con un decreto del sultano Ahmed Fouad.

 

Finlandia/SveziaLe sanzioni alla Russia creano problemi per il packaging dei prodotti del tabacco
La guerra di Putin contro l’Ucraina tocca anche il settore del tabacco. Stora Enso, azienda finno-svedese leader mondiale nella produzione di pasta di cellulosa e carta, ha deciso di interrompere tutta la produzione e le vendite in Russia fino a nuovo avviso a causa dell’invasione dell’Ucraina. Il tabacco rientra in forma indiretta, attraverso il packaging assicurato dal colosso finno-scandinavo. Stora Enso ha tre impianti di imballaggio di cartone ondulato e due segherie di prodotti in legno in Russia, in cui sono impiegati circa 1.100 dipendenti. La società interromperà anche tutte le esportazioni e le importazioni da e verso la Russia, ma cercherà di mitigare le conseguenze attivando reperimento delle risorse necessarie in altre regioni del mondo. “La guerra in Ucraina è inaccettabile e sosteniamo in maniera completa e decisa tutte le sanzioni”, ha detto il ceo dell’azienda.

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