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Consumatori: sulla sigaretta elettronica l’Oms ignora la scienza

Martin Cullip di Taxpayers Protection Alliance accusa l'organizzazione di perseguire un approccio fallimentare.

La Convenzione quadro per il controllo del tabacco dell’Organizzazione mondiale di sanità ignora la scienza e i diritti dei consumatori, e continua a perseguire misure restrittive in preparazione della sua decima Conferenza delle parti. È questa l’accusa che il Consumer Center di Taxpayers Protection Alliance (Tpa), un gruppo di difesa dei consumatori, muove alla massima istituzione sanitaria mondiale a pochi giorni dall’inizio della Cop10 sul controllo del tabacco. A parlare, in particolare, è Martin Cullip, membro internazionale della Tpa e noto attivista dei consumatori di sigarette elettroniche.

Martin Cullip

Venti anni fa, quando il trattato della Convenzione quadro entrò in vigore – spiega Cullip – in tutto il mondo c’erano circa 1 miliardo di fumatori. Una cifra che da allora non è cambiata in modo significativo”. E, nonostante decenni di politiche restrittive sul tabacco, continua, la maggior parte dei paesi non riesce a ridurre i tassi di fumo abbastanza velocemente da raggiungere l’obiettivo posto dall’Oms, pari a un calo del 30%. Quindi, secondo la Tpa, l’attuale approccio incentrato sul controllo e sulle restrizioni, non ha prodotto i risultati attesi. “I trattati internazionali – aggiunge Cullip – dovrebbero avere tre obiettivi principali: aumentare l’adesione globale, incoraggiare i partiti ad attuare misure coerenti con gli obiettivi del trattato e misurare i risultati delle sue azioni”. E se la Convenzione quadro riesce bene nei primi due, non si può dire altrettanto del terzo. Proprio questo motivo, la mancata attenzione ai risultati in termini di calo dei fumatori, ha portato molti a considerare l’approccio utilizzato non adatto allo scopo da raggiungere.
Secondo Taxpayer Protection Alliance negli ultimi anni l’attenzione dell’Oms si è spostata dal contrasto ai danni del fumo alla lotta alla nicotina, una sostanza che da sola, al contrario del tabacco combustibile, non causa gravi danni e non uccide. Il risultato di questa posizione che Cullip definisce “antiscientifica” è che molti fumatori sono confusi e più inclini a continuare a fumare che a provare prodotti più sicuri senza combustione. L’organizzazione ha dimostrato, inoltre, continua il comunicato, di non tenere in alcun conto le strategie di riduzione del danno che pure sono menzionate all’articolo 1 del trattato come pilastri del controllo del tabacco.
Invece, l’Oms – commenta ancora Cullip – promuove il proibizionismo. Nonostante il miserabile fallimento della guerra alla droga e di qualsiasi altro proibizionismo nella storia moderna, l’Oms sceglie di dichiarare guerra alla nicotina, distraendo i paesi dall’attuazione di misure che possono migliorare la vita dei loro cittadini”. E lo fa escludendo dal dibattito e dalla partecipazione i consumatori dei prodotti a rischio ridotto.
Insomma, secondo la Tpa è il momento che l’Organizzazione mondiale di sanità e la sua Convenzione per il controllo del tabacco ascoltino i cittadini, valutino onestamente le prove a favore della riduzione del danno e consentano una maggiore partecipazione pubblica, contemplando approcci diversi dal mero proibizionismo. “Continuare a fare sempre la stessa cosa e sperare in un risultato diverso è una follia – conclude Cullip – Il numero di fumatori non diminuirà in modo significativo a meno che l’Oms non riconosca che è necessario un cambiamento. I prodotti più sicuri alla nicotina non sono il nemico, lo è il tabacco combusto”.

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