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Peter Hajek: “La sigaretta elettronica può risolvere il problema del fumo”

Audito in parlamento britannico, il docente ha anche detto che vietare gli aromi sarebbe un danno per la salute pubblica.

Sono allarmato dalla possibilità che vengano vietati gli aromi nelle sigarette elettroniche. I diversi gusti sono la ragione essenziale che rende il vaping più efficace delle terapie sostitutive a base di nicotina per smettere di fumare. Vietarli sarebbe una pessima mossa, proteggerebbe il mercato del fumo e le malattie da esso causate e sarebbe un danno per la salute pubblica”. Lo ha detto il professore Peter Hajek del Wolfson Institute of Population della Queen Mary University, audito il 6 febbraio nella Commissione per la salute del parlamento britannico, presieduta da Steve Brine. Mentre nella decima Conferenza delle parti della Convenzione quadro per il controllo dell’Oms, in corso a Panama si decidono le sorti degli strumenti di riduzione del danno da fumo, in Gran Bretagna si continua a discutere del piano del governo Sunak sul fumo. Piano che, oltre al divieto generazionale di fumo, prevede anche il divieto totale per i vaporizzatori monouso e una forte restrizione sugli aromi.
L’audizione di Hajek rientra infatti nell’indagine condotta dalla Commissione sulla prevenzione dei danni e delle malattie causate dal fumo, dall’alcol, dalle droghe e dal gioco d’azzardo. Ma è risultato subito chiaro quale fosse la preoccupazione del professore, che è autore dei principali studi sulle sigarette elettroniche e convinto sostenitore della riduzione del danno. All’inizio del suo intervento, Hajek ha infatti ha osservato che la prevalenza del fumo nel Regno Unito sta diminuendo, in particolare tra i più giovani, aggiungendo che non ci sono prove che il vaping sia una via d’accesso al fumo, ma vi sono invece alcune prove che sia una via d’uscita dal fumo. Citando la letteratura scientifica al riguardo, Hajek ha spiegato che i paesi in cui lo svapo è stato vietato, come l’Australia, hanno avuto un calo più lento dei tassi di fumo rispetto a paesi come il Regno Unito e gli Stati Uniti in cui lo svapo era consentito. E il calo è evidente in particolare fra i giovani. “Le sigarette elettroniche – ha chiosato – hanno il potenziale di risolvere il problema del fumo per noi”.
Lo scienziato ha anche spiegato, sempre supportato dagli studi al riguardo, che il vaping crea molta meno dipendenza del fumo, sottolineando che, per quanto possa sembrare sorprendente, la nicotina in sé ha un potenziale limitato di creare dipendenza. Ha poi lamentato quella che ha definito una “terribile disinformazione” sui rischi per la salute derivanti dallo svapo, che scoraggia molti fumatori dal passare all’e-cig, nella convinzione che faccia altrettanto male del fumo o addirittura di più. Comunicare l’enorme differenza di rischio tra fumare e svapare come un modo per incoraggiare le persone a scegliere attività più sicure del fumo era una priorità, ha aggiunto.
In questo è stato supportato da Hazel Cheeseman, vice direttore della fondazione Ash (Action on smoking and health), che ha spiegato che l’esagerazione dei rischi della sigaretta elettronica può avere ripercussioni anche sui giovani, che possono passare a fumare, convinti che le due cose, fumo e svapo, si equivalgano. “C’è qualcosa di sbagliato nel modo in cui stiamo comunicando – ha concluso Cheeseman – Non possiamo perdere di vista il fatto che il grande pericolo è il fumo”.

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