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La revisione della Direttiva europea sui prodotti del tabacco, che regolamenta anche le sigarette elettroniche e i liquidi con nicotina, non vedrà la luce sotto l’attuale Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen. Il rinvio, che appariva ormai abbastanza prevedibile agli osservatori, è stato confermato ufficialmente dal portavoce della Commissione per la salute pubblica e la sicurezza alimentare Stefan de Keersmaecker, sentito dalla testata Euractive. Nessuno, a quanto pare, ha interesse ad affrontare un tema spinoso come quello del tabacco e dei prodotti alternativi alla vigilia delle elezioni europee, che si terranno all’inizio di giugno in tutti i paesi membri. Men che meno von der Leyen, che proprio ieri ha ufficializzato la sua candidatura a guidare la Commissione per un secondo mandato e che proviene da un paese, la Germania, dove l’industria del tabacco ha ancora un grande peso.
Tutto quindi è rimandato ai lavori della prossima Commissione, il cui leader sarà sottoposto al voto di approvazione del parlamento che uscirà dalle urne di giugno. De Keersmaecker ha aggiunto che l’eventuale revisione della Tpd terrà conto dei risultati della valutazione sulle norme attuali, di una approfondita valutazione d’impatto e delle consultazioni pubbliche sulla direttiva. A onor del vero, finora le consultazioni non sembrano aver ricevuto grande considerazione dai funzionari europei, ma un cambio in questo senso sarebbe senz’altro auspicabile, vista la preponderanza di pareri positivi verso gli strumenti di riduzione del danno da fumo espressi dai cittadini.
Nella prossima versione della Tpd rientreranno sicuramente anche i prodotti arrivati sul mercato dopo l’ultima revisione, come le bustine di nicotina per uso orale. In assenza di indicazioni, infatti, i paesi dell’Unione hanno regolamentato il prodotto in maniera molto diversa ed è prevedibile che si cercherà di dare delle linee guida unificate. Rimane, infine, la questione dello snus, vietato in tutta l’Unione con l’eccezione della Svezia, negoziata al momento dell’adesione del paese scandinavo. I sostenitori di questo prodotto, fra i quali molti europarlamentari svedesi, sognano un passo indietro della Commissione, alla luce del successo della Svezia.
Quello scandinavo, infatti, è l’unico Stato ad aver quasi raggiunto un tasso di fumatori adulti del 5%, la soglia per essere considerati “senza fumo”, che diventa il 3% fra i giovani. Questo si traduce in benefici tangibili per la salute pubblica: la Svezia ha il 41% di incidenza del cancro in meno rispetto alle controparti europee, che significa il 38% di morti per tumore in meno, mentre le morti attribuibili a tutte le malattie fumo correlate sono del 39,6% inferiori alla media Ue. Chissà se questo basterà a far ammettere ai funzionari di Bruxelles di essersi sbagliati per trent’anni.
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