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Le autorità sanitarie dell’Ontario (Canada) pensano di essersi trovati di fronte “al primo caso di paziente ricoverato per problemi polmonari” legato all’utilizzo non conforme della sigaretta elettronica. Dopo i circa 500 casi circoscritti agli Stati Uniti, il primo caso canadese indicherebbe che la sostanza stupefacente abbia varcato i confini statali. I medici che hanno curato il paziente non si sono sbilanciati sulle cause dell’infezione polmonare ma hanno detto soltanto che è accaduto in seguito all’inalazione di qualche sostanza tossica attraverso la sigaretta elettronica.
Così come gli Stati Uniti, neppure il Canada ha una normativa che regolamenta la produzione e l’immissione in mercato dei liquidi da inalazione per sigarette elettroniche. Contrariamente all’Unione europea che già da cinque anni ha adottato una apposita direttiva per regolamentare il settore.
I casi già segnalati negli Stati Uniti, e con tutta probabilità anche quello canadese, hanno evidenziato che sul mercato nero sta circolando una sostanza liquida altamente nociva. Probabilmente il liquido è tagliato con olio di thc e acetato di vitamina E, il cui mix crea una sorta di droga metropolitana in voga tra i giovani. Il problema, dunque, è ancora una volta da ricercarsi nelle sostanza autoprodotte che circolano nel mercato clandestino.
I liquidi di ricarica per sigarette elettroniche prodotti e venduti in Europa devono sottostare a rigide norme di qualità e sicurezza, così come disposto dal ministero della sanità di ogni singolo paese. Un elemento su tutti: in Europa è fatto divieto di aggiungere qualsivoglia additivo all’interno dei liquidi, sia esso caffeina, cbd, taurina e similari.