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Con i suoi 120 milioni di fumatori e i 900mila morti all’anno per malattie fumo-correlate sanciti dall’Atlante del tabacco, l’India dovrebbe porsi seriamente il problema della riduzione del danno. Invece un nuovo Stato della Penisola si avvia ad aggiungersi ai sei che hanno già proibito la sigaretta elettronica. Dopo il Jammu e Kashmir, il Karnataka, il Punjab, il Maharashtra, il Kerala e il Bihar, fonti del Ministero della salute dicono che anche lo Stato di Delhi sta preparando il suo divieto. Brutti segnali per il settore arrivarono già lo scorso settembre, quando, a pochi giorni dall’inaugurazione, le autorità locali ritirarono le autorizzazioni alla fiera Vape Expo India, con la motivazione che “promuoveva la sigaretta elettronica e attirava i giovani”.
Oggi il dottor SK Arora, direttore del Delhi State Tobacco Control Cell, rivendica quello che ritiene un grande successo dalle colonne di India Today. “Grazie ai nostri sforzi è stato evitato che un enorme numero di sigarette elettroniche entrasse in India attraverso l’aeroporto internazionale di Delhi e abbiamo fatto cancellare, prima a Delhi e poi a Noida, il primo Vapexpo internazionale che promuoveva le ecig”.
Arora descrive le sigarette elettroniche come “strumenti che creano dipendenza, tossici per la loro stessa natura”, asserendo che non servono a smettere di fumare e richiamando tutto il corollario di luoghi comuni allarmanti. L’istituto da lui diretto non ha esitato ad espellere un professore senior, accusato di “propagare l’uso delle ecigarette”.
Insomma, nonostante gli sforzi dell’associazione Avi, che si è proposta per collaborare con i funzionari per la creazione di una regolamentazione equa, la strada del vaping in India sembra segnata. Purtroppo è una strada senza uscita.