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L’opzione di vietare le vendite online dei prodotti del vaping negli Stati Uniti è “sul tavolo”. Lo ha ribadito ieri il commissario della Food and Drug Administration Scott Gottlieb a Washington, intervenendo in un dibattito sul vaping e aggiungendo che l’agenzia sta “valutando attentamente la cosa”. Gottlieb ritorna sul tema a dieci giorni dalla diffusione di un lunghissimo comunicato a sua firma, in cui parlava con insistenza di “un’epidemia dell’uso della sigaretta elettronica fra i minori”, dichiarando che l’FDA non avrebbe tollerato “una nuova generazione di dipendenti dalla nicotina”. Nemmeno se la contropartita è salvare le vite dei fumatori adulti, offrendo loro uno strumento che proprio sotto la guida di Gottlieb l’agenzia aveva giudicato un’alternativa meno dannosa per i fumatori.
Nei passati dieci giorni il dibattito, soprattutto Oltreoceano ma non solo, è diventato incandescente. Perché “l’epidemia del vaping fra gli adolescenti” è un dato tutt’altro che pacifico e universalmente accettato. E sebbene i media abbiano per mesi insistito sul tema, creando una sorta di isteria collettiva, sono molti gli studiosi e gli scienziati che smentiscono l’esistenza stessa di questa emergenza, sottolineando invece come il tasso dei fumatori fra i minori sia in continua diminuzione.
A quanto sembra, però, le loro tesi non hanno scosso le convinzioni del nuovo commissario, il cui arrivo all’FDA poco più di un anno fa era stato salutato con un certo sollievo da parte dell’industria del vaping. E che al settore aveva fatto importanti concessioni, come quella di prorogare al 2022 la scadenza per richiedere l’autorizzazione dei prodotti che erano già sul mercato fino all’8 agosto 2016 e lo stesso riconoscimento della sigaretta elettronica come strumento di riduzione del danno.
Vietare la vendita online in un mercato come quello statunitense, dove gli acquisti via web sono molto più diffusi che altrove, è una misura molto pesante. Ma il vero pericolo è che l’onda lunga di queste posizioni raggiunga la Conferenza delle parti della Convenzione quadro sul controllo del tabacco dell’Oms, che si terrà la prossima settimana a Ginevra. E raggiunga anche in tutto il mondo decisori e istituzioni sanitarie troppo pigre o con fondi troppo limitati per fare studi propri e prendere posizioni autonome. A questo proposito giova ricordare che non tutte le situazioni sono sovrapponibili. Negli Stati Uniti, infatti, l’allarme è dovuto soprattutto ad una piccola ecig con cartucce precaricate di liquido con sali di nicotina che raggiungono una concentrazione di 50mg/ml. Livelli vietati in Europa, dove la concentrazione massima di nicotina ammessa dalla Direttiva europea sui prodotti del tabacco è pari a 20mg/ml.