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Società scientifiche rifiutano finanziamenti da multinazionali del tabacco

Su iniziativa dell'Istituto Mario Negri, sottoscritto documento per sottolineare l'importanza dell'indipendenza dall'industria del tabacco delle società scientifiche e altre istituzioni italiane.

L’Istituto Mario Negri, supportato da molti esperti del controllo del tabagismo, tra cui il gruppo promotore di Tobaccoendgame, ha redatto un breve documento per sottolineare l’importanza dell’indipendenza dall’industria del tabacco delle società scientifiche e altre istituzioni italiane.
La lettera d’intenti è stata sottoscritta da medici, società e altre istituzioni scientifiche, che si impegnano a non coinvolgere le compagnie del tabacco a partecipare al dibattito scientifico.

Le società scientifiche, le istituzioni e gli esperti che sottoscrivono questo documento intendono richiamare l’attenzione dell’intera comunità medico-scientifica italiana e dell’opinione pubblica su alcuni importanti aspetti legati all’indipendenza dall’industria del tabacco, ed in particolare al pericolo di ingerenze da parte delle compagnie del tabacco o di suoi rappresentanti in sedi di dibattito scientifico. Per contrastare l’epidemia del tabacco, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha istituito nel 2003 la convenzione quadro sul controllo del tabacco (FCTC-WHO). Uno degli articoli di questo trattato (articolo 5.3) è diretto specificamente ad evitare l’influenza dell’industria del tabacco sulla decisione delle politiche da adottare in ogni paese. Visto l’inconciliabile conflitto tra gli interessi dell’industria e quelli di salute pubblica, è di primaria importanza che gli enti istituzionali, ospedali, università, e società scientifiche italiane non coinvolgano né invitino le compagnie del tabacco a dibattiti medici o congressi scientifici nazionali. Purtroppo, recentemente, ciò è già accaduto in molteplici occasioni. Addirittura, alcune associazioni hanno ricevuto finanziamenti da parte delle compagnie del tabacco, e in particolare di Philip Morris International, per l’organizzazione dei propri convegni. Così facendo, si permette ai produttori di tabacco di guadagnare un ruolo attivo nel dibattito scientifico, e di usare a fini promozionali le sedi tradizionali della lotta contro il fumo. Non si deve dimenticare che l’industria del tabacco continua a vendere prodotti che provocano nel mondo 7 milioni di morti all’anno (più di 70 mila solo in Italia). Con questo comunicato, non si vuole colpevolizzare le società scientifiche e le altre istituzioni che già hanno invitato l’industria del tabacco ai propri congressi, ma si vuole evitare che ciò accada di nuovo. Seguendo una strategia solo apparentemente paradossale, Philip Morris International ha recentemente creato Smoke-Free World, una fondazione per rendere, a loro dire, il mondo libero dal fumo, investendo per i prossimi 12 anni quasi un miliardo di dollari da dedicare alla ricerca sul tabacco. L’obiettivo principale di Philip Morris è quello di guadagnare una posizione di interlocutore scientifico o di influencer, diretto ed indiretto, all’interno della comunità scientifica internazionale. Questa ambizione mette a rischio l’integrità della ricerca, e di tutti i ricercatori e le istituzioni coinvolte. Per questa ragione va contrastata con ogni mezzo. Le società scientifiche, le istituzioni, le professioni sanitarie, le organizzazioni ordinistiche e gli esperti che sottoscrivono questo documento si impegnano a: non accettare alcun compenso o finanziamento, diretto o indiretto, da parte delle compagnie del tabacco; non coinvolgere ad alcun titolo le compagnie del tabacco in sedi di dibattito scientifico; condurre attività di advocacy verso altri attori in ambito di lotta al tabagismo affinché aumenti la consapevolezza delle conseguenze riprovevoli di una connivenza tra comunità scientifica e industria del tabacco”.
Seguono le firme dei sottoscrittori, tra cui: Fabio Beatrice, Silvio Garattini, Roberto Boffi, Antonella Cardone, Giuseppe Gorini, Biagio Tinghino, Vincenzo Zagà.
Lo Stato italiano destina alla ricerca scientifica e universitaria soltanto l’uno per cento del Pil nazionale. Occorrebbe, per non incappare in finanziamenti non desiderati e in ricerche poco chiare, aumentare il budget sin dalla fonte, magari ricorrendo a raccolte fondi collettive o ponendo un limite nel finanziamento da parte dei privati. Nel contempo, così come sono pubblicamente stati rifiutati i denari delle multinazionali del tabacco, l’auspicio è che le società e i professionisti firmatari del protocollo prendano al più presto analoga distanza anche nei confronti delle multinazionali farmaceutiche.

 

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