© Sigmagazine, rivista d'informazione specializzata e destinata ai professionisti del commercio delle sigarette elettroniche e dei liquidi di ricarica - Best edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - P. Iva 14153851002 - Direttore responsabile: Stefano Caliciuri - Redazione: viale Angelico 78, Roma - Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Roma al numero 234/2015 - Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017
Sta rimbalzando su tutti i giornali un nuovo studio presentato alla 68′ sessione dell’American College of cardiology che mette in relazione l’uso della sigaretta elettronica e l’aumento di infarti, malattie coronariche e depressione. La ricerca è molto simile a quella di Paul Ndunda dell’università del Kansas, presentata il mese scorso alla conferenza internazionale dell’America Heart Association. Anche in questo caso lo studio coordinato da Mohinder Vindhyal (sempre dell’università del Kansas), per ammissione stessa degli autori, “presenta dei limiti“. “Per esempio – si legge nel comunicato dell’Acc – lo studio non permette ai ricercatori di stabilire un nesso di causalità“. In pratica i ricercatori si limitano ad osservare l’associazione fra vaping ed eventi cardiovascolari, che potrebbero essere dovuti anche ai trascorsi di fumatori del campione osservato. Per questo riteniamo che i commenti del professor Riccardo Polosa e del professor Konstantinos Farsalinos allo studio di Ndunda siano applicabili anche alla ricerca in questione. A scanso di equivoci lo stesso Vindhyal dichiara nel comunicato diffuso da Acc: “Il fumo di sigaretta comporta una probabilità molto maggiore di infarto e ictus delle sigarette elettroniche, ma questo non vuol dire che il vaping è sicuro“, sottolineando che in ogni caso è la nicotina ad accelerare il battito cardiaco e far aumentare la pressione del sangue. In ogni caso l’autore dello studio conferma quello che i sostenitori del vaping affermano da tempo: la sigaretta elettronica è uno strumento che riduce i danni da fumo.
