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Sigarette elettroniche, ad ogni liquido l’atom più adatto

La resa aromatica può variare anche di molto se si utilizza un sistema a testine o rigenerabile, se il tank è più o meno arioso. Andiamo alla scoperta degli abbinamenti più corretti per ottenere il massimo grado di soddisfazione gustativa.

(tratto dalla rivista bimestrale Sigmagazine #13 marzo-aprile 2019)

È fin troppo comune, oggi, leggere sui social commenti entusiasticamente positivi su un particolare liquido, e – a distanza di poche righe – commenti pesantemente negativi sullo stesso prodotto. Senza dubbio, i gusti sono personali ed influenzano in modo rilevante la percezione del sapore, come è anche vero che il livello qualitativo del prodotto finale può differire in modo sensibile tra liquido e liquido. Ma talvolta si trascura un elemento che è determinate ai fini della resa complessiva di un liquido: la scelta dell’atomizzatore adatto. Senza entrare in dettagli tecnici, il tipo di atomizzatore, le sue dimensioni, la sua ariosità sono caratteristiche in grado di modificare in modo evidente la percezione del gusto. E va subito specificato che non esiste l’atomizzatore “migliore” in assoluto, così come non esistono liquidi “buoni” e “cattivi” in assoluto; ma esistono invece atomizzatori più o meno adatti a svapare un particolare liquido (e, viceversa, esistono liquidi più o meno adatti ad un particolare atomizzatore). Chiaramente, non è possibile stabilire in una tabella le accoppiate liquido/atomizzatore che garantiscono rese migliori, ma è possibile – ed anche molto importante, soprattutto per i professionisti che si trovano a guidare i vapers alle prime armi – individuare la tipologia di atomizzatore che meglio si adatta ai gusti e alle abitudini dell’utente. Gli atomizzatori possono essere classificati in due grandi categorie, in base alle loro caratteristiche tecniche: gli atomizzatori a testine e quelli rigenerabili. Nei primi, com’è noto, la resistenza è nascosta all’interno di una testina prefabbricata, che va sostituita periodicamente per mantenere elevata la resa aromatica dell’atomizzatore; nei rigenerabili, invece, la resistenza è costruita a mano dall’utente (anche se in tempi recenti se ne trovano in commercio già pronte) e va montata a mano all’interno dell’atomizzatore. Dal punto di vista delle modalità di utilizzo, invece, si possono distinguere gli atomizzatori “da guancia” da quelli “da polmone”. I primi sono caratterizzati da un flusso d’aria più modesto e da potenze di funzionamento più basse, mentre i secondi sono più ariosi e lavorano tipicamente a potenze più elevate. È importante tener presente che le categorie sopra delineate sono sovrapponibili: esistono infatti atomizzatori a testine da guancia e da polmone, così come atomizzatori rigenerabili da guancia e da polmone. È altrettanto importante scegliere la tipologia di atomizzatore adatta ai liquidi che si intendono svapare: un atomizzatore errato, infatti, potrebbe non solo rendere sgradevole la percezione del gusto, ma potrebbe addirittura non essere in grado di vaporizzare particolari liquidi. Per quanto non sia possibile, evidentemente, stabilire delle regole ferree in un campo così variegato come lo svapo, ci sono delle indicazioni di massima che vanno senz’altro tenute nella debita considerazione, sia quando si sceglie un atomizzatore per uso personale, sia quando ci si trova nella posizione di dover consigliare ad altri il tipo di atomizzatore più adatto ad una particolare tipologia di liquido.

Tabaccosi sintetici. Per questi liquidi si utilizzano tradizionalmente basi piuttosto fluide, con una percentuale di VG ridotta, a partire dal 50% fino a scendere, in casi particolari, fino al 20%. Il gusto tabaccoso, infatti, mal si concilia con la dolcezza del glicerolo e, al contrario, si beneficia del gusto più secco del glicole propilenico (che inoltre potenzia il colpo in gola, così caro agli amanti di questi liquidi). Sono liquidi largamente utilizzati dai vapers alle prime armi, per quanto abbiano un certo seguito anche tra gli utenti più “navigati”. La soluzione più idonea per lo svapo dei liquidi tabaccosi sintetici è un atomizzatore da guancia a testine: una soluzione di facile utilizzo anche per i vapers inesperti che permette un “tiro di guancia” simile a quello delle sigarette tradizionali. Questi atomizzatori, inoltre, non richiedono alte potenze, per cui è possibile utilizzarli su batterie più piccole e maneggevoli, facilmente trasportabili anche quando si è fuori casa. In tempi recenti si è affermato anche l’utilizzo di “mini-pod”, sigarette elettroniche molto piccole che contengono in un corpo unico la batteria, la testina (da guancia) e il tank per contenere il liquido: una soluzione estremamente maneggevole, sicuramente adatta allo svapo di liquidi tabaccosi sintetici. In chiusura, va doverosamente menzionato che negli ultimi anni sono arrivati sul mercato alcuni tabaccosi sintetici studiati appositamente per essere svapati di polmone; non si tratta di tabaccosi “puri”, ma di originali mix tra un aroma tabaccoso ed una base tendenzialmente cremosa. Per questa ragione, anche se dal punto di vista organolettico sono classificabili come tabaccosi, si comportano a tutti gli effetti come gusti cremosi, per cui – come vedremo più avanti – necessitano di atomizzatori differenti da quelli descritti sopra.

Estratti di tabacco. Questa categoria di liquidi tabaccosi differisce profondamente da quella dei tabaccosi sintetici, sia per l’origine delle molecole aromatiche – estratte direttamente dal tabacco invece che prodotte in laboratorio –, sia per le specifiche modalità di utilizzo. Gli estratti naturali di tabacco, infatti, a differenza dei liquidi di sintesi, contengono molecole aromatiche di dimensioni maggiori, unite a sostanze zuccherine naturali che tendono ad incrostare la resistenza piuttosto velocemente; un tradizionale atomizzatore a testine non è in grado di vaporizzare correttamente gli estratti di tabacco, per cui si rende assolutamente necessario utilizzare un atomizzatore rigenerabile. Tipicamente, per gli estratti di tabacco si preferiscono atomizzatori da guancia, possibilmente caratterizzati da una camera di vaporizzazione piccola e da un’ariosità molto limitata; questi liquidi infatti rendono al meglio se svapati “caldi”, ma a wattaggi moderati, per cui la scarsa ariosità e le piccole dimensioni dell’atomizzatore sono caratteristiche che migliorano la resa finale. Tranne in rari casi, è sconsigliabile l’uso di sistemi a tank, essendo invece preferibili soluzioni in bottom feeder (o, per i più arditi, il dripping puro). La resistenza da utilizzarsi in questi atomizzatori non deve essere troppo “spinta”: a seconda dei gusti, del tipo di tabacco e delle caratteristiche dell’atomizzatore, l’ideale è utilizzare resistenze da 0,8 a 1,1 ohm, in Kanthal o eventualmente in acciaio; quest’ultimo materiale permette, volendo, anche di utilizzare il controllo di temperatura, sebbene le basse potenze di svapo permettano anche di fare a meno di questa funzione.

Gusti cremosi e dolci. Questi liquidi, sia per il gusto che per le modalità di utilizzo, sono esattamente agli antipodi, rispetto ai tabaccosi sintetici, e richiedono quindi atomizzatori adatti. Si tratta di liquidi tipicamente piuttosto densi, con un contenuto di VG piuttosto alto, da un minimo del 50% fino ad un massimo del 90% (anche i liquidi “Full-VG” contengono infatti sempre una certa percentuale di glicole propilenico o di acqua, in quanto non è possibile vaporizzare correttamente il glicerolo puro). Sono inoltre gusti che si svapano tradizionalmente di polmone, per cui traggono grande beneficio da un’elevata ariosità dell’atomizzatore. Per ottenere il meglio da questi liquidi si consiglia un atomizzatore da polmone rigenerabile; a seconda dei gusti e delle abitudini di svapo, si può utilizzare un atomizzatore bottom-feeder, con tank o un dripper. La maggiore ariosità dell’atomizzatore permette l’utilizzo di resistenze più spinte, a coil singola o multipla, che possono scendere di molto al di sotto dell’ohm. L’uso di tali resistenze rende necessario utilizzare box e tubi più grandi, in grado di erogare potenze elevate; è assolutamente raccomandabile, soprattutto per gli utenti meno esperti, l’utilizzo del controllo di temperatura, non solo per evitare spiacevoli tiri “a secco”, ma anche per prevenire incidenti dovuti ad un non corretto utilizzo dell’attrezzatura.

Fruttati mentolati. Arrivati inizialmente dall’estremo Oriente, i fruttati “glaciali” di scuola malese sono ormai liquidi largamente prodotti anche in Europa. Sono caratterizzati da una componente fruttata molto intensa – in alcuni casi non particolarmente fedele, ma questo aspetto è trascurabile in questa tipologia di liquidi – unita ad una componente molto fredda ed insapore. Per qualche oscura alchimia, questi liquidi hanno una resa opposta rispetto ai fruttati tradizionali e ai gusti balsamici classici: vanno infatti svapati preferibilmente di polmone a potenze piuttosto elevate. E’ necessario quindi utilizzare atomizzatori caratterizzati da una bassa resistenza (da 0,5 ohm in giù) e da un’elevata ariosità. Tipicamente, questi liquidi sono pesantemente aromatizzati, per cui tendono ad incrostare le resistenze; ma sono liquidi piuttosto fluidi (normalmente la base è 50/50), per cui non è strettamente necessario adottare soluzioni rigenerabili: esistono infatti atomizzatori da polmone a testine (anche con coil multiple) che garantiscono condizioni di svapo ideali per i fruttati “malesiani” e sono più adatti a chi non ha le capacità o il tempo per rigenerare le proprie resistenze. In effetti, a ben vedere, questi liquidi sono apprezzati più per le intense sensazioni che garantiscono al vaper, piuttosto che per il delicato equilibrio del bouquet o per la fedeltà degli aromi al gusto della frutta; per cui è possibile adottare soluzioni apparentemente inadatte (tiro di polmone, potenze elevate, testine dalla resa aromatica non eccelsa) senza che ciò riduca il piacere dello svapo.

Fruttati tradizionali. Questo tipo di liquidi, caratterizzato da una struttura aromatica semplice (talvolta ridotta ad un singolo frutto) sono utilizzati sempre di meno dai vapers, anche se in commercio esistono sempre aromi concentrati e liquidi pronti destinati ad utenti più tradizionalisti o abitudinari. In questo caso, non è possibile stabilire in modo univoco quale tipologia di atomizzatore sia la più adatta, in quanto i diversi frutti hanno una risposta differente alla temperatura di svapo e all’ariosità dell’atomizzatore. Esistono frutti più delicati, come la fragola, il kiwi, l’ananas, che necessitano di temperature fresche ed un’ariosità limitata, altrimenti tendono a perdersi; mentre altri frutti, come il mango, la mela e i frutti di bosco, resistono bene anche in condizioni di svapo più estreme ed occasionalmente traggono beneficio da una maggior ariosità. In linea generale, comunque, questo tipo di liquidi si coniuga bene con atomizzatori a tank (anche a testine) caratterizzati da un’ariosità limitata, per un tiro di guancia, oppure da un’ariosità media, per un tiro di polmone da “flavour”.

Anice e assenzio. Il piacere di svapare aromi all’anice o all’assenzio (o, più raramente, ouzo) risale agli albori dello svapo. Si tratta di aromi molto delicati, che non resistono bene alle alte temperature, per cui tradizionalmente vanno svapati “freddi” (in passato si utilizzavano atomizzatori da guancia che arrivavano anche a 2,6 ohm). Oggi, a parte l’inossidabile mix pera/assenzio, che continua a rendere al meglio su atomizzatori da guancia a potenze bassissime, gli aromi all’anice e all’assenzio vengono generalmente utilizzati come aromi di contorno in ricette complesse, dolci o fruttate. La pesante aromatizzazione di questi liquidi rende preferibile l’utilizzo di atomizzatori più ariosi e potenti (rigenerabili o a testine), che permettono di percepire correttamente il gusto dell’anice anche in condizioni di svapo che tradizionalmente sarebbero considerate proibitive. Al contrario, l’utilizzo di atomizzatori da guancia con questi liquidi evidenzierebbe in modo eccessivo l’anice, rendo di fatto sgradevole lo svapo.

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