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“I fumatori non possono insegnare all’Università”

Succede a Nagasaki. "I docenti devono dare l'esempio e non possono veicolare le cattive abitudini".

Tristemente famosa per esser stata rasa al suolo dalla bomba nucleare durante la seconda guerra mondiale, la città di Nagasaki potrebbe trovare notorietà anche per un altro fatto che sta mietendo migliaia di vittime all’anno: i decessi a causa del fumo. Già il governo giapponese ha imposto il divieto pressoché totale su tutti i luoghi pubblici del territorio nazionale ma gli amministratori dell’Università di Nagasaki sono andati oltre: a partire da agosto saranno assunti soltanto docenti che non fumano. La drastica decisione va nella direzione dell’educazione: “Come possiamo educare gli studenti – ha commentato un portavoce del campus universitario – se per primi i professori danno il cattivo esempio?”. La scelta potrebbe essere replicata anche in altre strutture universitarie, dove già esistono divieti totali di fumo. Il Giappone ha cominciato nel 2000 a intervenire contro quella che viene definita una vera e propria “piaga sociale”. Non è insolito trovare lungo le strade aree costruite appositamente per i fumatori, ovvero cubi trasparenti in cui si riversano i dipendenti del tabacco per soddisfare la loro necessità. Al contrario, nel paese del Sol Levante sono invece consentiti i riscaldatori di tabacco. Vuoi per la presenza di una delle maggiori multinazionali del tabacco, vuoi per la convinzione che gli strumenti di riduzione del danno possono abbattere drasticamente i decessi per patologie fumo-correlate. In ogni caso, le politiche antifumo giapponesi stanno funzionando, contrariamente a quando accade in Italia.

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