Testata giornalistica destinata agli operatori del settore delle sigarette elettroniche - Registrazione Tribunale di Roma: 234/2015; Registro Operatori della Comunicazione: 29956/2017 - Best Edizioni srls, viale Bruno Buozzi 47, Roma - Partita Iva 14153851002

Sigarette elettroniche: le reazioni di medici e scienziati alle parole dell’Oms

Peter Hajek: l'Oms deve assumersi la responsabilità di questa disinformazione che impedirà ai fumatori di passare a uno strumento che riduce il rischio.

Non si placano le polemiche nel mondo scientifico per i contenuti della pagina di domande e risposte sulla sigaretta elettronica, apparsa due giorni fa sul sito internazionale dell’Organizzazione mondiale di sanità. Dopo l’aspra critica pubblicata ieri su Sigmagazine a firma de farmacologo austriaco Bernd Mayer, che addirittura rifiuta di nominare l’organizzazione, perché il nome “è una denominazione impropria” – lasciando intendere che non è la tutela della salute il vero scopo dell’Oms -, anche altri medici e scienziati fanno sentire la propria voce.
Sul suo profilo Twitter, lo pneumologo francese Bertand Dautzenberg si dichiara rattristato per la mancanza di basi scientifiche della Q&A dell’Oms. Poi il professore fa le pulci alle argomentazioni dell’organizzazione. Certo, concorda, la nicotina dà dipendenza. Ma l’Oms, sottolinea, dimentica di specificare che lo è molto meno se assunta tramite sigaretta elettronica o cerotti, rispetto al fumo. Dautzenberg rileva anche da pneumologo come l’organizzazione, affermando che il vapore passivo sia pericoloso, confonda clamorosamente il glicole propilenico (ingrediente alimentare e farmaceutico, utilizzato anche negli inalatori per gli asmatici), con il glicole etilenico, che è effettivamente un antigelo. Un errore mica da poco. Lo pneumologo continua a commentare risposta per risposta, rilevando per esempio la disonestà dell’organizzazione nell’attribuire le morti negli Stati Uniti all’uso della sigaretta elettronica e non all’acetato di vitamina E contenuto nei liquidi illegali al Thc. Oppure sottolineando che nei Paesi dove il vaping è consentito, il tasso dei fumatori fra i minori è in diminuzione, al contrario degli Stati che hanno vietato la sigaretta elettronica.
Feroci anche le critiche che arrivano dall’altra parte della Manica, da quel Regno Unito che ha fatto della sigaretta elettronica uno dei principali strumenti della lotta al tabagismo. “L’attivismo anti-vaping dell’Oms ne sta danneggiando la reputazione e questo documento è particolarmente pernicioso”, commenta il professor Peter Hajek, docente alla Queen Mary University di Londra e autore di importanti studi sul vaping. “Praticamente – continua – tutte le affermazioni che contiene sono errate. Non vi sono prove che svapare provochi ‘forte dipendenza’: meno dell’1% dei non fumatori diventa svapatore abituale. La sigaretta elettronica non introduce i giovani al fumo – il fumo fra i minori è ai minimi storici. Non vi sono prove che aumenti il rischio di malattie cardiache o che abbia alcun effetto sulla salute di terzi. La crisi di malattie polmonari negli Usa è stata causata da contaminanti in cartucce illegali alla marijuana e non ha niente a che vedere con i liquidi con nicotina. Chiare prove scientifiche dimostrano che le e-cigarette aiutano i fumatori a smettere”.
Argomentazioni fatte proprie anche dal professor John Britton dello UK Centre for Tobacco and Alcohol studies dell’Università di Nottingham, per cui il documento è “fuorviante e travisa le evidenze scientifiche”. “Risponde alla domanda se le sigarette elettroniche siano più pericolose di quelle di tabacco – evidenzia Britton – suggerendo che non si sa, mentre in realtà sono chiaramente meno dannose”. “Gli autori di questo documento – conclude infine Hajek – dovranno assumersi la responsabilità di aver usato una palese disinformazione che probabilmente scoraggerà i fumatori a passare ad una alternativa molto meno rischiosa”.

Articoli correlati