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SVAPOWORLD – Notizie internazionali dal 19 al 25 aprile

A tenere banco questa settimana gli studi su covid-19 e fumatori e le ipotesi sul ruolo della nicotina. Intanto l'associazione dei medici di Australia e Nuova Zelanda apre all'e-cig.

FranciaNicotina e coronavirus, uno studio scatena il confronto fra gli esperti
È stata la notizia scientifica della settimana e ha fatto in breve il giro del mondo in piena crisi pandemica. Un gruppo di ricercatori di quattro grandi istituzioni accademiche e sanitarie francesi ha formulato l’ipotesi che la nicotina abbia un ruolo protettivo nella propagazione e nella fisiopatologia della malattia covid-19. Si tratta dell’Insitut de France Académie des sciences, dell’Assistance Publique Hôpitaux de Paris (Aphp, il più grande centro universitario ospedaliero d’Europa), dell’Università della Sorbona e dell’Istituto Pasteur. I ricercatori condurranno adesso uno studio clinico, con la benedizione del Ministro per la salute Olivier Veran, somministrando cerotti alla nicotina ai pazienti e ne misureranno l’effetto. Per il momento l’effetto mediatico di questa informazione è stato, ci si passi il gioco di parole, virale: la nicotina potrebbe proteggere dal covid-19, si è letto su tutti i siti mondiali e tutti i social media. Le ipotesi dei ricercatori nascono da uno studio trasversale su 482 pazienti degli Hôpitaux de Paris, di cui in parte parliamo anche nel paragrafo successivo, dal quale è emerso che i fumatori abbiano “una probabilità molto più bassa di sviluppare una infezione da sars-cov-2 sintomatica o grave, rispetto alla popolazione generale”. In attesa di ulteriori studi parigini, Sigmagazine riporta il dibattito che si è aperto nel mondo scientifico italiano e internazionale, anche in riferimento al fatto che, nel caso dei fumatori, i polmoni vengono danneggiati dalla combustione non dalla nicotina.

Covid-19, in Francia uno studio su effetti protettivi della nicotina

Covid-19, gli esperti: “Nicotina è da studiare ma il fumo uccide”

 

Francia/UsaFumo e virus, altri due studi negano un legame
Fumo e rischio di coronavirus, un legame che sembrerebbe scontato ma non reggerebbe alla verifica dei primi studi compiuti sui pazienti contagiati. Dopo l’analisi del cardiologo greco Konstantinos Farsalinos e di Raymond Niaura della New York University, arrivano due nuove ricerche dalla Francia e dali Stati Uniti. La prima è stata realizzata da ricercatori francesi dell’Hôpitaux de Paris e dell’Université Pierre et Marie Curie, la seconda (che fornisce una conferma indiretta) è stata condotta da ricercatori della Grossman School of Medicine della New York University su 4.103 pazienti affetti da covid-19 della città di New York. “Il nostro studio trasversale fra pazienti ricoverati e ambulatoriali affetti da covid-19 suggerisce fortemente che i fumatori quotidiani hanno una probabilità molto più bassa di sviluppare una infezione da sars-cov-2 sintomatica o grave, rispetto alla popolazione generale”, è quanto riferiscono i ricercatori francesi. Lo studio newyorkese invece identifica come primo fattore di rischio l’età superiore a 65 anni, seguito subito dopo dall’obesità (considerando obesi i pazienti con un indice di massa corporea superiore a 40), mentre non rileva correlazione fra abitudine al fumo e rischi da covid-19. Tutti i dettagli delle due ricerche e le metodologie di indagine utilizzate nell’approfondimento di Sigmagazine.

Covid-19, fattori di rischio: età e obesità più del fumo

 

BelgioRtl: covid-19, vi raccontiamo il ritorno dei fumatori al tabacco
Il ritorno al tabacco degli ex fumatori che erano passati al vaping non è un rischio paventato dai venditori di sigarette elettroniche ma la triste realtà di quel che sta avvenendo. L’allarme è lanciato da un reportage della rete televisiva belga in lingua francese Rtl, che ha indagato su questo fenomeno collaterale della pandemia. Con la vendita di prodotti del vaping online vietata da una legge del 2016, i consumatori belgi dipendono esclusivamente dagli acquisti nei negozi specializzati, rientrati però tutti nelle ordinanza di chiusure emesse dal governo per contrastare la diffusione del virus. Così, racconta Rtl, si sta verificando il fenomeno di ritorno al tabacco degli ex fumatori che erano riusciti a ridurre o a smettere passando alla meno dannosa sigaretta elettronica. I tabaccai sono infatti aperti e nel servizio televisivo vengono riportate testimonianze dirette di persone costrette dalla penuria di strumenti a percorrere a ritroso la frontiera della riduzione del danno. Il Belgio ha adottato una normativa restrittiva, spiega ancora Rtl, al contrario dei governi di Francia e Italia che, dopo aver imposto la chiusura dei negozi specializzati di ecig, sono tornati sui propri passi, accogliendo le rimostranze dei vapers.

Australia/Nuova ZelandaAssociazione dei medici apre alle sigarette elettroniche
Il Royal Australasian College of Physicians, l’associazione professionale dei medici specialisti di Australia e Nuova Zelanda che riunisce oltre 25 mila medici di diverse specialità, ha preso atto delle numerose ricerche scientifiche sugli effetti del vaping sulla salute e ha modificato in senso favorevole la propria posizione sulla sigaretta elettronica. Il cambio di rotta è stato annunciato dal professor Chris Bullen, a nome dell’intero collegio, durante un’audizione al parlamento neozelandese. La qualità dei prodotti è molto migliorata e si è standardizzata su ingredienti di grado farmaceutico, ha detto il medico di fronte ai parlamentari neozelandesi e, sebbene la sigaretta elettronica non sia consigliabile ai non fumatori, costituisce al contrario per i fumatori un passo in avanti verso il miglioramento della salute e un aiuto importante nei tentativi di smettere di fumare. Un passo importante per l’ambiente medico del Pacifico meridionale, da parte di un’associazione finora prudente se non scettica sull’utilità dell’e-cig nelle strategie di riduzione del danno, analizzata in dettaglio nell’articolo di Sigmagazine.

Australia, l’associazione dei medici apre alle sigarette elettroniche

 

UsaLascia il capo di Altria, paga anche la crisi di Juul
Ha annunciato le proprie dimissioni Howard Willard, ceo di Altria, il colosso americano operante come leader mondiale in vari settori fra cui quello del tabacco (ne fa parte la Philip Morris). Willard paga i recenti rovesci finanziari, tra i quali un peso non indifferente ha assunto la sfortunata vicenda dell’acquisizione di Juul, l’azienda di pod mod che aveva segnato la storia americana del vaping negli ultimi anni per cadere poi nel mirino delle autorità Usa. Willard era di fatto già fuori dall’azienda da metà marzo, quando aveva annunciato di aver contratto il coronavirus. La sua carriera è stata legata per ben 28 anni al colosso di Richmond, ma ne aveva preso le redini solo nel maggio 2018. Due anni poco felici per i conti finanziari di Altria: secondo il quotidiano tedesco Bonner Generalanzeiger, il corso borsistico del gruppo è calato di oltre il 25% negli ultimi 12 mesi.

Asia/PacificoUna coalizione sovranazionale per sostenere la riduzione del danno
Finalmente si muove anche l’Asia. Una coalizione composta da associazioni di consumatori e produttori del settore del vaping, appartenenti a diversi Paesi dell’area asiatico-pacifica, hanno unito le forze per esercitare pressione congiunta sui rispettivi governi. Obiettivo: intervenire a favore della riduzione del danno da fumo durante la prossima conferenza della parti della Convenzione quadro sul controllo del tabacco dell’Organizzazione mondiale di sanità, che si terrà il prossimo novembre a L’Aia, in Olanda. L’unione fa la forza e, invece di procedere in ordine sparso in un ambiente peraltro ostile come quello politico sanitario asiatico, si è deciso di coordinare impegno e azione. Il gruppo è denominato Coalition of Asia Pacific Tobacco Harm Advocates (Caphra) e raggruppa le associazioni di Hong Kong, India, Indonesia, Malesia, Nuova Zelanda, Filippine, Corea del Sud, Taiwan e Thailandia. In una lettera ai nove governi, i rappresentanti del Caphra hanno evidenziato come l’Oms abbia fallito nel compito di inserire la riduzione del danno nella sua politica di controllo del tabacco. Il problema è particolarmente sentito nella regione asiatico-pacifica: in molti Paesi è stato introdotto il divieto della sigaretta elettronica e degli altri strumenti, pur in presenza di alti tassi di fumatori.

Sigarette elettroniche, in Asia iniziativa per la riduzione del danno da fumo

 

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