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Quanto ne sanno i parlamentari europei di sigarette elettroniche?

A breve saranno chiamati a riscrivere la Direttiva europea sui tabacchi. EcigIntelligence ha condotto una indagine per conoscere il loro grado di preparazione in materia.

Presto il parlamento europeo sarà chiamato a esprimersi e rivedere la direttiva sui tabacchi e prodotti liquidi da inalazione (Tpd3). Dovrà riscrivere cioè le nuove disposizioni che dovranno essere applicate nel commercio e la produzione di sigarette elettroniche e liquidi da inalazione. La spada di Damocle che pende sulla testa di milioni di consumatori e decine di migliaia di operatori è il cosiddetto flavor-ban, ovvero la possibilità che il legislatore disponga il divieto di commercializzazione di liquidi contenenti aromi diversi dal tabacco.
Ma quanto ne sanno i parlamentari europei della materia su cui sono chiamati ad esprimersi e regolamentare? È la domanda a cui ha voluto rispondere una indagine promossa da EcigIntelligence, società di analisi e scenari regolatori, coinvolgendo proprio gli eurodeputati. Sono stati contattati tutti i 705 componenti dell’assise. E qui la prima nota dolente: a rispondere sono stati soltanto in 32, il 5% per cento del totale. C’è però da dire anche che, tra i rispondenti, la maggior parte (65%) ha dichiarato di conoscere i dispositivi elettronici per la vaporizzazione della nicotina e tra questi tre su quattro sanno che hanno una percentuale di rischio molto ridotta rispetto al fumo tradizionale.
Interessante il punto di vista espresso nelle risposte alla domanda “Come dovrebbero essere regolati i prodotti del vaping?”. Circa il 70% degli eurodeputati ritiene che dovrebbe essere consentita la vendita online di sigarette elettroniche e liquidi anche con nicotina; quasi la metà degli eurodeputati ritiene che le regole sulla pubblicità dovrebbero essere uguali a quelle del tabacco tradizionale; soltanto circa un terzo degli eurodeputati ritiene che i liquidi aromatizzati e i sapori diversi dal tabacco dovrebbero essere regolamentati in maniera meno rigorosa rispetto al fumo. E questa è una sorpresa, perché significa che anche la maggioranza di coloro che conoscono la funzione e la potenzialità della sigaretta elettronica vorrebbe vietare gli aromi nei liquidi. Un dato che dovrebbe sin da subito mettere in movimento e in allarme i gruppi di pressione, le associazioni e gli attivisti del vaping e che ribadisce quanto sia alto il rischio che il flavor-ban possa essere inserito nella Tpd3 se non si interviene in tempo.

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