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Contrassegno d’autorità: focus sulle novità regolatorie della sigaretta elettronica

In distribuzione il nuovo numero della rivista cartacea destinata agli operatori del tabacco e della sigaretta elettronica.

Lo abbiamo detto, scritto e ripetuto per mesi. E adesso siamo arrivati al dunque: il disegno predisposto dall’Agenzia delle dogane e monopoli di applicare lo schema tabacco anche ai prodotti liquidi da inalazione è giunto a compimento. Ancora una volta, però, dopo l’introduzione delle nuove regole bisognerà correre ai ripari: spetterà adesso ai legali specializzati, alle associazioni di categoria, e, perché no, anche all’opinione pubblica convincere l’Amministrazione che sarà impossibile osservare obblighi e istanze pensate per il tabacco ma estese ai prodotti del vapore. Perché questo accada servono capacità di convincimento e di permeazione anche dell’apparto burocratico. Perché, in fin dei conti, a decidere e vidimare un provvedimento è sempre il funzionario pubblico. Per portare a casa un risultato bisogna anche essere capaci di mollare la presa al momento giusto, rifiatare per poi tornare all’attacco. Questo tipo di strategia comporta però un’intesa comune. I cani sciolti, oltre a compromettere loro stessi, spesso disfano il lavoro costruito in squadra.
Nelle pagine del giornale pubblichiamo in maniera integrale i due provvedimenti in esame (e sotto accusa): quello che ridefinisce le incombenze per le rivendite di prodotti liquidi da inalazione e quello che dispone l’introduzione della tracciabilità commerciale e fiscale a carico delle aziende di produzione e distribuzione. Entrambi i documenti sono anticipati da due riflessioni di analisi e approfondimento che fanno emergere molte delle contraddizioni più o meno evidenti contenute nei Direttoriali. Chiude la sezione una analisi di taglio economico che pone l’accento sull’incoerente scelta del legislatore – oggi italiano, presto europeo – di tassare i liquidi anche se non contengono nicotina.
Nonostante le vessazioni fiscali e normative, la vera forza del vaping rimane il passaparola tra i consumatori che, quotidianamente, provano sulla loro pelle – e polmoni – le potenzialità della sigaretta elettronica. In questo numero diamo spazio a tre testimonianze d’eccezione: i giocatori di basket dell’Happy Casa Brindisi, squadra rivelazione del campionato di Serie A1. Svapatori abituali, raccontano il loro rapporto con il vapore che, oltre agli aspetti di prevenzione al fumo, può anche avere risvolti sociali e aggregativi.
A conferma di quanto detto sino ad ora, ci viene in aiuto lo studio australiano che pubblichiamo in coda al giornale. Per smettere di fumare è più utile utilizzare la sigaretta elettronica rispetto alle consuete terapie sostitutive con lo spray o i cerotti. E, forse, sta proprio qui la chiave di volta: la sigaretta elettronica dà fastidio perché mette in discussione una intera catena consolidata ma ormai arrugginita: tu fai ricerca, io mi fido e affido, tu vendi i tuoi prodotti medicali. Dove “tu” sono le aziende farmaceutiche e “io” i rappresentanti della sanità pubblica. Da circa dieci anni, però, entrambi devono fare i conti anche con “l’altra”, quella che i danni del fumo li riduce per davvero: la sigaretta elettronica.

(Gli operatori del settore del vaping possono scaricare e sfogliare la rivista anche online attraverso l’apposita sezione)

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