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Tasse e sigarette elettroniche, la Germania sulle orme dell’Italia

Il vaping tedesco sta ripercorrendo l'iter giudiziario italiano: la maxi tassa progressiva graverà sui liquidi da inalazione sino a farne raddoppiare il prezzo. Le associazioni di categoria sono pronte alla battaglia in sede di Corte costituzionale.

Un’accurata preparazione legale durata quasi un anno con l’Italia come modello, quindi il mantenimento di una promessa: l’associazione tedesca degli industriali e dei commercianti del vaping porta la tassa sulla sigaretta elettronica davanti alla Corte costituzionale. Gli austeri giudici di Karlsruhe, la città nel sud-ovest della Germania dove ha sede l’Alta corte, dovranno quindi misurarsi per la prima volta nella loro lunga esperienza con liquidi e tassi di nicotina. Saranno costretti a leggere corpose ricerche scientifiche sulla salute e a valutare l’impatto di una normativa di governo sulla salute pubblica dei cittadini.
Sul banco degli imputati sarà la nuova tassa sulla sigaretta elettronica, introdotta un anno fa come un colpo di coda dall’ultimo governo di Angela Merkel, e approvata dal vecchio Parlamento tedesco proprio nelle settimane finali della sua legislatura. È un provvedimento che porta però una firma oggi ancora più illustre, quella dell’attuale cancelliere Olaf Scholz, che nella qualità di Ministro delle finanze di quel governo promosse, difese e condusse in porto le nuove tabelle tariffarie.

Dustin Dahlmann

L’associazione tedesca promotrice del ricorso ha un nome fantasioso. In italiano suona più o meno così: Alleanza per un divertimento senza tabacco (Bündnis für Tabakfreien Genuss, BfTG). Il suo presidente, Dustin Dahlmann, è stato al centro dell’attenzione della stampa generalista nei giorni della presentazione del dossier alla Corte. “Le sigarette elettroniche hanno un potenziale nocivo molto inferiore a quello delle sigarette di tabacco, eppure ora vengono trattate alla stessa stregua ai fini fiscali: questo è sproporzionato e sbagliato”, ha detto ai giornalisti. È un uomo combattivo e ottimista, lontano da radicalismi, con il quale non è troppo difficile mettersi attorno a un tavolo, ragionare e trovare compromessi.
Ma con il governo precedente non c’è stato nulla da fare, nonostante i chili di carta presentati ai funzionari ministeriali nella fase di consultazione della nuova normativa, contenenti tutte le ricerche scientifiche più moderne sul minor danno causato delle e-cigarettes rispetto a quelle tradizionali. Dahlmann non è mai stato contrario a una regolamentazione severa del settore. E infatti la Germania è dotata di leggi equilibrate che tutelano i minori, tanto che il mercato del vaping si è potuto sviluppare ed estendere in maniera costante e ordinata, divenendo uno dei più importanti di tutta Europa. Ora il rischio è che la nuova tassa mandi tutto all’aria, proprio nel momento in cui dal mondo sanitario tedesco si moltiplicano le sollecitazioni per un nuovo approccio nella lotta contro il fumo, che sfrutti e valorizzi il potenziale della sigaretta elettronica nelle terapie di disassuefazione dal tabacco, specie per quelle categorie a maggior rischio come i cosiddetti fumatori incalliti.
La Corte, dal canto suo, non riuscirà ad avviare l’esame di ammissibilità del ricorso prima del prossimo anno, mentre la tassa è già entrata in vigore il 1° luglio. Vista nel dettaglio si tratta di una misura complessa specie nella sua road map progressiva. Anzitutto riguarda tutti i liquidi, quelli contenenti nicotina e no: un primo paradosso che tradisce quanto al fondo di questa legge vi sia la volontà di drenare soldi dalle tasche dei consumatori piuttosto che preoccupazioni di natura sanitarie. E poi aumenterà progressivamente, attraverso cadenze scandite in quattro tappe. Si è partiti lo scorso 1° luglio con un aumento di 16 centesimi per millilitro. E i successivi scatti saranno di 20 centesimi dal 1° gennaio 2024, di 26 centesimi dal 1° gennaio 2025 e di 32 centesimi nell’ultimo stadio, che partirà dal 1° gennaio 2026. Uno stillicidio che secondo i calcoli del BfTG porterà il prezzo di un flacone di liquido da 10 millilitri dagli iniziali 4,95 euro a 8,76 euro. Iva inclusa e supponendo che i produttori e i rivenditori contino su ricavi netti invariati. Alla fine si tratterà di un aumento dei prezzi indotto dalle tasse del 77%. Per restare ai numeri, dall’aumento complessivo (quindi anche da quello sul tabacco, dal momento che gli aumenti riguardano anche i prodotti del fumo tradizionale), l’erario dello Stato si attende entrate aggiuntive che vanno dai 108 milioni di euro nel primo anno (cioè il 2022) fino a 717 milioni di euro nel 2026. Sono stime, perché per i numeri reali sarà necessario alla fine anche fare il calcolo di quanti fumatori avranno abbandonato il tabacco grazie ai rincari sulle sigarette e quanti invece avranno mancato il passaggio all’e-cig a causa degli aumenti per i prodotti del vaping. Potrebbe venirne fuori il paradosso di casse piene e salute vuota.
È quanto temono gli operatori del settore, BfTG in testa. Un aumento di prezzo così consistente potrebbe scoraggiare i fumatori dal passare al vaping, ha spiegato ancora Dahlmann: “L’effetto di indirizzo della politica sanitaria della tassa andrebbe nella direzione sbagliata, i fumatori resterebbero legati al tabacco estremamente nocivo invece di passare ai liquidi molto meno dannosi”. Sono obiezioni che chi conosce le problematiche legate alla riduzione del danno esprime da tempo e che trovano conferma negli studi, ormai numerosi, che hanno indagato le conseguenze delle tante legislazioni proibizioniste spuntate come funghi negli ultimi anni, specie negli Stati Uniti. Laddove le sigarette elettroniche sono state vietate, osteggiate o tassate, sono risaliti i tassi di fumatori, o nel migliore dei casi non sono diminuiti, arrestando tendenze diffuse di progressivo declino. Il motivo: l’incentivo economico è, al fianco delle motivazioni legate alla salute, una delle molle per il passaggio dal fumo allo svapo. Se l’e-cig diventa costosa quanto una sigaretta, la molla economica si allenta.
Il secondo punto di critica sollevato nel ricorso alla Corte costituzionale è la circostanza che nella normativa non vengono tassati solo i liquidi contenenti nicotina, ma anche le versioni senza nicotina. I loro componenti – come gli aromi alimentari e i liquidi tipo il glicole propilenico – possono essere acquistati anche in farmacia e in altri negozi senza incorrere nell’imposta sul tabacco. Dahlmann ha avvertito che “gli utilizzatori di sigarette elettroniche potrebbero essere tentati di acquistare questi ingredienti a basso costo e poi mescolarli da soli”. La miscelazione di questi prodotti, che in realtà non sono destinati alle sigarette elettroniche, è difficile da controllare e dunque la tassa potrebbe portare a un aumento del fai-da-te. A questo aspetto è collegato anche il prevedibile aumento del contrabbando, un fenomeno in Germania finora estremamente ridotto. Ma con nove confini terresti estremamente permeabili (peraltro otto dei quali all’interno dell’Unione Europea, quindi con scarsi controlli doganali), non è difficile immaginare che le filiere del commercio illegale si stiano fregando le mani. Anche questo è già accaduto laddove la scure del fisco ha picchiato duro sui prodotti del vaping. E oltre a essere motivo d’allarme per l’erario statale e per l’ordine pubblico, lo è anche per la salute degli svapatori. Ammesso che interessi ai legislatori.
Che il momento dell’introduzione della tassa sia anche dal punto di vista temporale poco opportuno, lo dimostrano alcuni numeri. Sul tema del fumo, di recente si è registrato uno sviluppo preoccupante: secondo uno studio condotto dall’Università Heinrich Heine di Düsseldorf, la percentuale di giovani e adulti in Germania che fuma sigarette di tabacco è tornata ad aumentare durante gli anni della pandemia, toccando significativamente la quota del 32,9%. Prima del primo lockdown della primavera 2020, questa quota era ancora del 26,5%. E le successive chiusure legate alle ondate pandemiche seguenti hanno via via aggravato questo fenomeno di ritorno. Stress e preoccupazioni hanno certamente giocato un loro ruolo, ma la chiusura dei negozi del vaping mentre le tabaccherie rimanevano aperte ha riportato dall’e-cig alla sigaretta tradizionale una quota non insignificante di consumatori. Questo sviluppo andrebbe tenuto in considerazione, ha ancora spiegato Dahlmann, “perché potrebbe essere accelerato dall’aumento delle tasse, con i consumatori che trovano il vaping troppo costoso e tornano a comprare le sigarette di tabacco”.
Quanto accadde in Italia nel 2015, quando la Corte Costituzionale dichiarò incostituzionale il forte aumento delle tasse sulle sigarette elettroniche, è un precedente che infonde ottimismo nei promotori del ricorso tedesco. “Siamo fiduciosi che le nostre argomentazioni possano essere comprese anche dalla Corte costituzionale tedesca”, ha auspicato Dahlmann. Quel che si augura il BfTG è che la Corte chieda al legislatore di modificare la legge e che le ulteriori fasi di aumento delle tasse siano ridotte rispetto a quanto programmato, o addirittura vengano abbandonate del tutto. Sarebbe un grande successo, in un Paese nel complesso ancora scettico sui benefici delle sigarette elettroniche rispetto al fumo tradizionale, nonostante l’ampio mercato del vaping. E quanto sia importante l’aspetto economico per questo settore lo dimostra la corsa agli acquisti che c’è stata durante l’ultima fiera Hall of the Vape di Stoccarda, non a caso tenutasi alla vigilia dell’entrata in vigore del primo step della tassa.

L’autore: Pierluigi Mennitti, giornalista professionista, direttore della rivista StartMagazine

(articolo tratto da Sigmagazine #34 settembre-ottobre 2022)

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