L'attualità quotidiana sulla sigaretta elettronica

La sigaretta elettronica è opportunità storica per ridurre le morti da fumo

Presentato oggi il terzo rapporto del Global State of Tobacco Harm Reduction: in due decenni sono 112 milioni le persone che hanno iniziato a usare l’e-cigarette o altri prodotti senza combustione.

Grazie anche alla tecnologia, il fumo è diventato uno dei maggiori problemi sanitari del mondo. Ora, invece, grazie ad attori esterni sia all’industria del tabacco che alla salute pubblica, le innovazioni tecnologiche si sono combinate per produrre prodotti a base di nicotina più sicuri, già scelti da milioni di persone che fumavano. Eppure il progresso è ostacolato. Ma per quanto le innovazioni non abbiano sempre vita facile, il genio è ormai uscito dalla lampada: queste nuove tecnologie richiedono lo sviluppo di nuove politiche e nuovi modi di pensare”. Così Harry Shapiro introduce il terzo rapporto biennale del britannico Global State of Tobacco Harm Reduction (Gsthr), di cui è autore, presentato oggi 15 novembre. Il documento del 2022 si intitola non a caso “The Right Side of History”, perché è un accorato appello ai legislatori di tutto il mondo ad adottare i prodotti con nicotina senza combustione per ridurre le morti e le malattie causate dal fumo, mettendosi così dalla parte giusta della storia. Non farlo, si legge nel rapporto, avrebbe un grande costo in termini di vite umane.
Il documento ripercorre la storia della riduzione del danno da fumo, con le sue diverse false partenze, fino a quando all’inizio degli anni Duemila il farmacista cinese Hon Lik sviluppò la sigaretta elettronica per somministrare nicotina senza i danni dovuti alla combustione del tabacco. Nel giro di pochi anni, lo strumento iniziò a diffondersi fra i fumatori grazie al passaparola, fino a diventare il fenomeno che conosciamo: secondo le stime, in due decenni sono 112 milioni le persone che hanno iniziato a usare l’e-cigarette o altri prodotti senza combustione. La veloce diffusione dello strumento, insieme al successivo ingresso nel mercato dei prodotti a rischio ridotto dell’industria del tabacco, ha però sollevato in alcuni Paesi il sospetto da parte di politici e istituzioni sanitarie. Una posizione, quella degli e oppositori della riduzione del danno, che, secondo il Gsthr, si fonda su basi ideologiche e usa le armi della disinformazione. “Nel frattempo – commenta il documento – più di un miliardo di fumatori adulti continuano a soffrire i danni del fumo”.
Ad oggi, si apprende, nel mondo sono 36 i Paesi che vietano completamente le sigarette elettroniche. In 14 sono vietati i riscaldatori di tabacco e in 38 lo snus, compresa tutta l’Unione europea con la sola esclusione della Svezia. Nessun Paese, invece, proibisce la vendita delle sigarette di tabacco. Eppure, continua il documento, se integrata nella risposta sanitaria globale al tabacco, la riduzione del danno può contribuire a ridurre in maniera sostanziale i decessi e le malattie legate al fumo a un ritmo e a un costo minimo per i governi e le agenzie sanitarie. Come dimostrato anche da quei Paesi, come Regno Unito e Nuova Zelanda, che l’hanno apertamente adottata come strategia di lotta al fumo. Un diritto, quello dell’accesso ai prodotti a basso rischio, che, secondo il Gsthr, dovrebbe essere garantito a tutti i fumatori in tutto il mondo.
Il mancato riconoscimento e sfruttamento del potenziale di riduzione del danno da tabacco significherà milioni di morti evitabili in più ogni anno e contribuirà a un carico sempre crescente di malattie che colpiscono in modo sproporzionato i Paesi e le comunità più vulnerabili”, commenta Gerry Stimson, docente emerito presso l’Imperial College London. “La mancanza di evoluzione del controllo del tabacco, nonostante i suoi successi molto limitati – conclude – significa che in molti casi non si riuscirà a raggiungere gli obiettivi di diventare senza fumo entro il 2030 o entro la prossima generazione. La riduzione del danno da tabacco ci offre un’opportunità storica. Non dobbiamo lasciarcela sfuggire”.

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