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Mentre l’attenzione generale è rivolta alla revisione della Direttiva europea sui tabacchi (Tpd), la Commissione ha invece già cominciato a lavorare per ridisegnare la Direttiva fiscale che andrà ad armonizzare le imposte sulle sigarette elettroniche (Ted). Dopo un primo incontro preliminare che si è tenuto a Bruxelles nel mese di febbraio, è stata diffusa la bozza che contiene due ipotesi su cui saranno incardinati i dibattiti e i confronti futuri. Le possibilità sono essenzialmente due: tassare la quantità di nicotina contenuta nel liquido oppure tassare il prodotto a seconda del prezzo di vendita. In quest’ultimo caso si tratterebbe di applicare anche ai liquidi da inalazione lo stesso procedimento che attualmente viene adoperato per il tabacco tradizionale: l’azienda comunica al ministero competente il prezzo di vendita al pubblico e da quello, a cascata, viene calcolata la conseguente accisa da versare all’erario.
Un sistema che in un mercato complesso e variegato come quello del vaping sembrerebbe di difficile attuazione. Più verosimile è invece l’ipotesi di quantificare un importo da applicare al volume di liquido. La Commissione ha tracciato una linea di demarcazione a 15 milligrammi di nicotina per millilitro (1,5%). Al di sotto di tale soglia (inclusi i liquidi senza nicotina) l’imposta proposta sarebbe di 10 centesimi al millilitro (1 euro per flacone da 10 millilitri); salirebbe invece a 30 centesimi per i prodotti con una gradazione più elevata. Ragionando invece sull’ipotesi che vorrebbe l’iscrizione a tariffa, il prelievo sarebbe del 20% del prezzo di vendita al pubblico per i liquidi con nicotina inferiore ai 15 mg/ml e del 40% per quelli con nicotina superiore. In soldoni, per un liquido che costerebbe al pubblico 8 euro si dovrebbe versare una tassa pari a 1,6 euro o di 3,2 euro, a seconda della quantità di nicotina.
A seguire i lavori della Commissione europea e difendere gli interessi del comparto del vaping è principalmente l’associazione Ieva, che a sua volta raduna le principali associazioni nazionali di produttori, distributori e venditori di sigarette elettroniche. L’Italia è fortemente rappresentata nel board direttivo grazie alla vicepresidenza affidata a Umberto Roccatti in qualità di presidente Anafe-Confindustria. “La bozza della Commissione contiene in effetti le due ipotesi. A noi potrebbe anche stare bene la soglia dei 10 centesimi nei liquidi con nicotina inferiore ai 15 milligrammi e faremo di tutto per abbassare quella di 30 centesimi per i liquidi con livelli nicotinici superiori. Non ci sta invece assolutamente bene l’iscrizione a tariffa con l’accisa da calcolare sul prezzo di vendita perché a quel punto diventerebbe un commercio analogo a quello del tabacco, finisce cioé la libera concorrenza e finisce il libero mercato. E in più ci sarebbero delle frodi colossali perché uno potrebbe dire una tariffa di vendita, ad esempio 4 euro pagando così 80 centesimi di imposta e poi invece in negozio si continua a vendere a 6 euro. Il nostro settore non è maturo e non è pronto per affrontare una riforma che preveda l’iscrizione a tariffa, oltretutto – conclude Roccatti – con tutte le conseguenze che comporterebbe in particolare in Italia dove esiste l’Agenzia delle dogane e monopoli”.