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Ha appena visto la luce la seconda edizione del documento prodotto dal britannico National Centre for Smoking Cessation and Training (Ncsct) in collaborazione con l’Office for Health Improvement and Disparities (ex Public Health England), intitolato “Incorporating nicotine vaping products (e-cigarettes) into Stop Smoking Services. Making the case and addressing concerns”. Ed è proprio l’ente preposto, fra l’altro, al sostegno degli interventi per la cessazione del fumo forniti dai centri a livello locale a sostenere che questi debbano offrire ai fumatori le sigarette elettroniche come opzione di prima linea, insieme agli altri prodotti autorizzati per smettere di fumare, “per la loro nota efficacia – si legge nel documento – come aiuto per smettere di fumare”.
Ci sono molti motivi per cui i centri antifumo devono puntare anche sul vaping. Prima di tutto, spiega il Ncsct citando un famoso studio di Peter Hajek e la revisione Cochrane, sono due volte più efficaci degli altri prodotti e costano un quinto. Poi perché sono lo strumento per smettere di fumare più diffuso in Inghilterra, con più di 4 milioni di utilizzatori nel 2022, con il 51% che ha totalmente smesso di consumare tabacco e il 45% che svapa per riuscirci. “Sono arrivate a 770 mila le persone – afferma il documento – che hanno abbandonato il fumo grazie all’e-cig”.
Un’efficacia riconosciuta anche dai centri antifumo che hanno visto crescere i loro successi quando si utilizzano le sigarette elettroniche con nicotina. “I tassi di cessazione raggiunti con l’ausilio dei prodotti del vaping sono più alti di tutti gli altri metodi in ogni regione dell’Inghilterra – si legge – e variano dal 60% del Sud Est al 71% di Yorkshire and the Humber e della regione di Londra”. L’Nsct si occupa poi della sicurezza del vaping, ribadendo la sua notevole minore dannosità rispetto al fumo grazie alla ridotta esposizione a sostanze nocive. Il documento entra affronta anche una questione di attualità nel Regno Unito, cioè l’uso da parte dei minori. Dopo aver smentito l’esistenza di prove scientifiche a sostegno del cosiddetto effetto gateway (cioè che il vaping induca al fumo), l’Ncsct parla del recente aumento del vaping fra i giovani. Fenomeno che va tenuto sotto attento controllo, ma anche considerato nelle giuste proporzioni. “Il 98,3% dei giovani che non ha mai fumato – spiega – non svapa. L’uso regolare della sigaretta elettronica rimane quasi interamente limitato a attuali o ex fumatori”.
Ma la vera novità di questo aggiornamento del documento riguarda il modo in cui i centri antifumo possono procurarsi le sigarette elettroniche. Finora le autorità locali e gli operatori si erano arrangiati con accordi con fornitori o collaborando con esercizi locali. Da oggi avranno una nuova possibilità. Il Crown Commercial Service, che è l’organizzazione che si occupa degli appalti per gli acquisti del settore pubblico e del terzo settore, ha inserito nella sua piattaforma una nuova categoria, Vaping Solutions, per le autorità locali e gli operatori del Servizio sanitario nazionale che si occupano di interventi contro il fumo. Qui potranno trovare una varietà di sigarette elettroniche, liquidi e pod mod e altri prodotti regolarmente notificati presso l’agenzia regolatrice del farmaco, la Mhra.
Una nuova importante possibilità, che darà agli Stop Smoking Services sparsi sul territorio inglese la possibilità di snellire le procedure ed essere ancora più efficaci nell’aiutare i fumatori a passare alla sigaretta elettronica, riducendo notevolmente i danni alla loro salute.
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